Enzo
Ferrari nel suo libro "Piloti che Gente..." descrive
la sua carriera agonistica con queste parole:
"Non credo di essermi comportato male come corridore.
Cominciai nel 1919, alla prima Parma - Berceto...".
Dopo i sogni da ragazzo, Ferrari finalmente potè dare
sfogo alla sua passione: le corse automobilistiche.
Iniziò nel 1919 all'età di 21 anni con la CMN,
azienda milanese che lo vide prima collaudatore, e poi corridore.
Con la vettura della Casa di Via Vallazze, disputò due
corse: la Parma - Poggio di Berceto e la Targa Florio,
classificandosi ben lontano dai podi che negli anni seguenti
lo vedranno protagonista.
Nel 1920 passa all'Isotta Fraschini tipo Grand Prix 1914,
di 4.500 c.c. con cui disputa tre gare: la Parma - Poggio di
Berceto, il Circuito del Mugello e la Coppa della
Consuma, collezionado un secondo posto di classe e due ritiri.
Dalla Targa Florio del 1920, Ferrari inizia a correre con le
Alfa Romeo che lo accompagneranno fino alla
sua ultima gara disputata nel 1931.
Un aneddoto è d'obbligo nella lunga storia di Ferrari.
Si racconta che quando iniziò a correre con l'Alfa Romeo,
il giovane Ferrari venne sottoposto dopo sua richiesta, a gareggiare
contro Ascari, Campari e Sivocci, piloti Alfa del momento,
in una breve gara, ma disputata in retromarcia. Ferrari vince
la singolare gara ed entra di diritto nel Team Alfa Romeo (Cit.
A.Levi).
Nel periodo Alfa Romeo, colleziona ben 9 primi posti
assoluti e 7 primi posti di categoria.
Resta
ancora il mistero sul Gran Premio d'Europa di Lione nel
1924, Gran Premio disputato il 3 agosto, che lo vide partecipante
solo alle prove disputate il 18 luglio con l'Alfa Romeo P2.
Al Gran Premio francese, l'Alfa Romeo aveva iscritto tre vetture
da grand prix: una per Antonio Ascari, una per Giuseppe Campari
e una per Wagner. Si ventilava che la Casa milanese avrebbe
iscritto anche una quarta P2 ufficiale, ma senza comunicare
il nome del pilota. Toccò al leggendario giornalista
della Gazzetta dello Sport Giovanni Canestrini,
dichiarare nelle colonne del giornale agli inizi di luglio,
che la vettura sarebbe stata affidata a Enzo Ferrari. Un telegramma
a firma Ferrari arrivò ai vertici Alfa Romeo a Lione,
nel quale si avvisava che per motivi di salute non avrebbe partecipato
al Gran Premio, facendo ritorno immediato a Modena. Alcuni storici
dissero che fu per motivi di esaurimento nervoso; altri, paura
della prima gara in assoluto su di una vettura da Grand Prix
al fianco di campioni titolati internazionali. Ma come sempre
Ferrari ha saputo creare un alone di leggenda e di mistero anche
su questo fatto, lasciando ancora irrisolto ai giorni nostri
il dilemma.
Ma se Ferrari avesse partecipato al gran premio francese e si
fosse qualificato ai primi posti, sarebbe diventato ugualmente
l'Enzo Ferrari che abbiamo conosciuto? Il Gran Premio di Francia
era un gran premio molto importante, in grado di mettere in
luce talenti che sarebbero poi durati nel tempo. A fronte di
quanto scritto sopra, può venire un dubbio che purtroppo
non sarà mai risolto: è possibile che Ferrari
avesse già in mente quello che dopo qualche anno mise
in pratica, cioè di diventare "agitatore di uomini"
e che un piazzamento o meglio ancora una vittoria in quel gran
premio, l'avrebbe per sempre distolto dai suoi fini futuri,
rilegandolo indissolubilmente allo sport attivo e non gestionale?
Pensieri. Di certo è che Ferrari continuò a correre
in gare meno importanti dei gran premi e lo farà ancora
dal 1927 al 1931.
Si ritirerà dalle competizioni il 9 agosto 1931,
dopo essersi classificato 2° al Circuito delle Tre Provincie.
Il 19 gennaio 1932 nasce Alfredo Ferrari, detto Dino
e il padre, a chisura della sua attività di corridore
dirà:"Quando la vita mi mise di fronte al fatto
compiuto, a mio figlio, fui indotto alla meditazione. Mio figlio
poteva contare su un modesto benessere, frutto della mia complessa
attività. Ma mio figlio aveva il diritto di aspettarsi
da me anche altro".MfB
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