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La Ferrari vista attraverso Modellismo, Storia e Passione


Da Porto Cervo alla Formula Uno di Giovanna Montorsi

"Il Destriero"

Lo scafo è stato varato il 28 marzo 1991 presso i cantieri Fincantieri di Muggiano, La Spezia.
L'equipaggio che prese parte all'impresa era composto da Cesare Fiorio, come responsabile e organizzatore, da Odoardo Mancini come comandante, Aldo Benedetti come comandante in seconda, Sergio Simeone come primo ufficiale, Franco De Mei come operatore di telecomunicazioni, Giuseppe Carbonaro come direttore di macchina, Mario Gando e Nello Andreoli come capi macchinisti, Massimo Robino come elettricista, Silvano Federici e Cesare Quondamatteo come motoristi e i tecnici Davide Maccario, Giacomo Petriccione, Giuseppe Valenti e Michael Hurrle.

 
 
Destriero

Destriero


 
 
L'impresa fu voluta e patrocinata dal ricco uomo d'affari e principe ismailita Karim Aga Khan e appoggiata dalla Fiat di Gianni Agnelli e dall'IRI di Franco Nobili. L'operazione aveva lo scopo di superare i record stabiliti nell'attraversamento dell'Atlantico e riconosciuti con il cosiddetto Nastro Azzurro e, a partire dagli anni '30, premiati dalla Hales Trophy.
L'autonomia a pieno carico era di oltre 3.000 miglia nautiche con una velocità a pieno carico di oltre 40 nodi e nominale (in dislocamento leggero) di oltre 60 nodi.
L'unità aveva una LOA (lunghezza fuori tutto) di 67,7 metri, una LBP (lunghezza tra le perpendicolari) di 60,0 metri e una larghezza di 13 metri. Secondo quanto certificato dalla società di classificazione Det Norske Veritas (DNV), la struttura del Destriero consentiva velocità fino a 65 nodi con condizioni del mare Forza 4 (con onde di altezza fino 2,5 metri) e fino a 30 nodi con condizioni del mare Forza 5-6 (con onde di altezza fino 5 metri).


 
 
Arrivo del Destrieto a Porto Cervo

Arrivo del Destrieto a Porto Cervo


 
 
Il 5 settembre 1992 il successo del Destriero sulla rotta New York - Bishop Rock veniva festeggiato a Porto Cervo in Sardegna e la nave, non solo era bardata con il Nastro Azzurro, ma veniva anche premiata con il Virgin Atlantic Trophy da parte del magnate inglese Richard Branson e con il Columbus Atlantic Trophy da parte del New York Yacht Club e dello Yacht Club Costa Smeralda, per la doppia traversata.
Perché questa lunga e tecnica premessa? (che ho copiato pari, pari da Wikipedia!). Innanzitutto perché non capisco molto di navi ma soprattutto perché io c’ero… Immediatamente dopo la “silurata” di Cesare, fu contattato dall’Aga Khan per chiedergli se voleva comandare la sfida. Lui, chiaramente, accettò! Andammo con Elena all’assegnazione dell’importante missione alla FinCantieri nell’estate del 1991. Fu una cerimonia bellissima e molto toccante, presenziava lo stesso Principe Ismaelita. E c’ero anche in quella notte del 92 quando Fiorio telefonò da Bishop Rock per dire che la missione era compiuta, anzi risposi io al telefono per poi passargli immediatamente Franco Liistro, giornalista che ormai lo seguiva nelle sue peripezie con grande soddisfazione. Eravamo tutti riuniti in una saletta dello Yacht Club Costa Smeralda e le ore passavano e tutti stavamo con il fiato sospeso. Se andate a Porto Cervo, potete vedere sul pennone dello YCCS, il Nastro Azzurro che sventola.

 
 
Cristiano Fiorio alla guida del Destriero (fermo)

Cristiano Fiorio alla guida del Destriero (fermo)


 
 
Destriero rientrò a Porto Cervo con un tripudio di gente e di curiosi, non si riusciva ad avvicinarsi al molo A, dove fu ormeggiato. Andai a visitarlo: era impressionante, grandissimo, con le cuccette fatte tipo scatoletta d’acciughe, dove, chi poteva riposare, doveva allacciature tutte le cinture di sicurezza, per non parlare della sala computer e telemetria, perché viaggiava anche di notte!
Nel frattempo io ero tornata alla mia vecchia passione per lo sci. Lavoravo al Cai Modena con Alberto Marchi (alias Paletta): l’uomo che aveva scoperto Tomba. Portavamo i ragazzi a fare le gare, coordinavamo i maestri di sci, e soprattutto la logistica. Organizzavamo gli allenamenti estivi in Val Senales o allo Stelvio. Praticamente passavo dalla montagna al mare con una disinvoltura incredibile. Avevo comprato un appartamento a Porto Cervo, mentre mia figlia continuava a vivere nella nostra casa in affitto a Modena.
fine destriero
 
Circuito di Porto Cervo

Circuito di Porto Cervo

 
 
Nel 1993 Cesare mi chiese se potevo, come volontaria, dare una mano per organizzare un raduno-gara di F1, sia antiche che attuali, proprio a Porto Cervo. Non mi pareva vero. Il Principe ci aveva concesso delle sale presso lo YCCS e la sala stampa, capitanata da Liistro, era al Tennis, i box al Porto Vecchio. Lavorammo come dei matti, con anche Elena ed Ersilia Litrico, un’amica di Torino proprietaria con il padre di 8 vecchie F1. Collaborava strettamente con noi anche Carmelo Mereu della Sardegna Grandi Eventi. C’eravamo mobilitati tutti! Chi era predestinato alla sicurezza della strada, chi agli inviti, chi alla logistica per piloti e meccanici, chi alle serate di Gala in onore dei partecipanti. Io facevo un po’ di tutto: correvo sempre dove c’era bisogno! Un aneddoto che tutti ricordiamo e che ancora ci fa ridere fu quando assunsero una giovane ragazza per darci una mano. Non ricordo il nome. Comunque cercava di darsi da fare ed era sempre disponibile. Il giorno che dovevamo dividere gli inviti con il programma, i pass, gli avvenimenti, i voucher degli alberghi, etc.etc., mettemmo io ed Elena tutte le buste, rigorosamente scritte a mano, sul tavolo riunioni del Principe e ce le dividemmo per metterle in ordine alfabetico. Improvvisamente la ragazza chiede: “Dottor Mereu, lo devo mettere sotto la D o sotto la M?”: inutile dire le risate che abbiamo fatto!
 
 
Depliant ufficiale Raduno a Porto Cervo

Depliant ufficiale Raduno a Porto Cervo
 
 
Cominciarono ad arrivare i camion con le auto, una più bella dell’altra, poi i meccanici, poi i piloti ed anche i team Manager (Briatore, Minardi, Frank Williams,Todt e non ricordo chi altro), perché Cesare aveva organizzato un meeting per il rifornimento delle monoposto durante la corsa. Arrivò anche Manuel Fangio, al quale mettemmo a disposizione completa un’automobile per recarsi tutte le mattine ad Olbia per la Dialisi, ma fu sempre molto gentile. Giunse inoltre Alesi che ebbe l’onore di aprire la manifestazione su una Ferrari con Jean Todt, poi c’era Patrese che fece una sgommata alla discesa della Chiesa per la gioia dei fan. Ero talmente tanto indaffarata che non ricordo più nemmeno chi ci fosse. L’auto più ammirata la portò Jonathan Giacobazzi: era l’auto di Gilles Villeneuve che i modenesi hanno avuto il privilegio di veder girare il 3 maggio 2013 nei viali di Modena e che è esposta ora al Museo Ferrari. Gli accordi con Giacobazzi furono molto chiari: un giro e niente più, perché poteva variare l’assetto delle gomme e dell’auto.
 
 
 
La mattina della domenica l’accesso a Porto Cervo fu chiuso dai Carabinieri e dai volontari dall’incrocio per Olbia fino all’altra entrata a Liscia di Vacca. Lo chiusero così bene che ci telefonarono in molti che erano “bloccati” all’Hotel Cala di Volpe. Il nostro carissimo amico Abbate mise in acqua un paio di bolidi ed andò a prenderli via mare per consegnare gli ospiti direttamente ai box. Non ricordo neppure chi vinse perché la premiazione avvenne in Piazzetta ed io ero all’eliporto per far partire Ecclestone e Lattuneddu. Comunque fu un’esperienza meravigliosa! Cesare e Carmelo rifecero lo stesso GP anche nel 94, ma io non potei partecipare.
 
 
Dindo e Ghernot

Dindo e Ghernot
 
 
Però la mia vita di corse e di automobili non doveva ancora finire. All’inizio del 1994, mi telefonò Roberta Gremignani che con Emilio Radaelli avevano avuto l’incarico di partecipare alle gare di Super Turismo con l’AUDI SPORT ITALIA e se avevo voglia di andare con mia figlia a Monza per la prima gara per dare una mano all’hospitality! Andammo, ben felici e poi la seguimmo ovunque: Magione, Vallelunga, Binetto, Mugello, etc.etc. Tutti i venerdì si partiva e si passavano 3 giorni incredibili. Le sfide erano durissime sia con l’Alfa che con la BMW ma vinceva quasi sempre l’Audi.
 
 
Chicca al lavoro

Chicca al lavoro

 
 
Emanuele Pirro

Emanuele Pirro
 
 
 
I piloti erano Emanuele Pirro e Dindo Capello, che la mattina si litigavano Francisca per andare in autodromo dicendo che portava fortuna. Mia figlia si occupava, oltre a divertirsi un mondo con i piloti e con tutti gli addetti ai lavori, di fare accomodare nel tendone del Team gli invitati che erano sempre tantissimi perché Roberta aveva un cuoco sardo che era fenomenale. Io stavo con la Gremi (come l’abbiamo sempre chiamata), cucivo le etichette degli sponsor sulle tute di Pirro e di Capello, supportavo Roberta quando ne aveva bisogno e, soprattutto, tenevo lontana mia figlia dalle discoteche (ormai Francisca aveva 16 anni).
 
 
Francisca con Dindo

Francisca con Dindo
 
 
A fine 1994 ci trasferimmo a vivere a Milano perché il Liceo Linguistico di Modena stava per chiudere ed io non volevo che Francisca perdesse l’anno. Sempre nel 94, mi telefonò un amico di Reggio Emilia che voleva sapere che vantaggi poteva trarre dallo sponsorizzare un team prevalentemente brasiliano: la Forti Parmalat. Ci incontrammo con dei signori brasiliani in ufficio, ma poi non se ne fece nulla. Quando la Forti esordì nel 95 la macchina era lenta però sempre inquadrata perché aveva dei problemi: o si ritirava o arrivava ultima! Diniz era il giovanissimo pilota che fungeva anche da sponsor affiancato da Moreno. A Imola, dove andai, non si qualificarono neppure. Era stata progettata da Sergio Rinland e da Giorgio Stirano. Non ricordo chi fosse team manager o forse non c’era, ricordo Stirano ed Arnoux che erano sempre lì! Cesare era alla Ligier. Poi io Francisca ed io andammo a Barcellona, invitate da Zecchi (ex Ferrari) che si occupava della logistica. Fu molto divertente e rividi tutti gli amici di un tempo, Pasticcino compreso che era alla Benetton (non vorrei sbagliarmi)! Ma la mattina della gara pioveva talmente tanto e le regole erano diventate così restrittive, che ce ne tornammo in aeroporto per rientrare. Vinse Schumacher su Benetton e Diniz e Moreno si ritirarono.
 
 
Forti a Montreal: Diniz e Moreno


Forti a Montreal: Diniz e Moreno
 
 
Non contente di F1, sempre con la Forti, andammo anche a Montreal, in giugno, tanto dovevo accompagnare mia figlia a Miami da Bollettieri per un corso di tennis (come si suole dire, tutta strada, già che la Bollettieri Academy era ed è ancora in Florida)!
Montreal fu un’esperienza meravigliosa, una città incantata ed incantevole, ma non avevamo tempo per andare a spasso. Prendevamo il nostro metrò la mattina presto e, camminando, andavamo ai box. Non avevamo i MotorHome ma ci arrangiammo in qualche modo. Andavamo a fare la spesa con un Van della scuderia e poi per tutto il giorno tagliavamo panini e panini e panini: avevano tutti fame. Feci anche qualche piatto di pasta per gli amici che venivano sempre da noi. Un pomeriggio sparì Diniz e presero mia figlia per allenarsi a fare il cambio gomme. Vinse la Ferrari con Alesi e Diniz si ritirò come il suo compagno di squadra Moreno. Insomma un disastro completo!

 
 
Cambio gomme - Montreal 1995


Cambio gomme - Montreal 1995


 
Fu l’ultimo Gran Premio che vidi direttamente sul campo. Nel 98 mi decisi ad aprire un negozio a Porto Cervo dove vendevo spugne, accappatoi e oggetti vari per barca e per ville. Lo chiusi nel 2007: già si sentiva la crisi e soprattutto si era sposata Francisca a Milano con un milanese.
E la casa di Casinalbo? Immagino ve lo chiediate: è stata affittata per un anno a Piero e alla Floriana nel periodo estivo e poi per diversi anni alla Tetrapack che aveva organizzato lì la scuola per i figli dei dipendenti svedesi. Poi nel 2000 entrai in società con un costruttore e fu demolita: c’è ora un bellissimo quartiere con 2 ville e 11 appartamenti in villa. Io sono diventata nonna di 2 splendidi bambini. Ma se un giorno mi chiederanno di accompagnarli ad un GP, ho già le valige pronte…

 
 
Inaugurazione negozio Semi Serio

Inaugurazione negozio Semi Serio
 

©Giovanna Montors
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Pagina pubblicata il 15/5/2013

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