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Arno Timossi XI - Modelfoxbrianza.it


La prima versione del Arno Timossi XI
Arno XI - 1953

La prima versione del Arno Timossi XI


Il 1953 per Ferrari rappresenta un anno d’oro, forte del titolo piloti vinto nel 1952 da Alberto Ascari e prossimo alla vittoria del secondo titolo iridato in una categoria che si basava su vetture di formula 2, dopo l'uscita di scena dell'Alfa Romeo nel 1951. La sua commercializzazione nel 1953, spazia dalle 342 e 375 America, alle 250, 340 e 500 Mondial. A sei anni dall’inizio della grande avventura di costruttore, Ferrari cerca spazi per incrementare la popolarità della sua azienda sia in Italia e sia all’estero. Un' opportunità per far conoscere ancora di più i suoi prodotti, gli viene offerta dalla possibilità di motorizzare un motoscafo da competizione, l’Arno Timossi XI. L’unità messa a disposizione da Ferrari ai Cantieri Timossi di Azzano in provincia di Como, è un 4.493,73 c.c., unità di 12 cilindri, direttamente derivata dal Tipo 375 F.1 del 1950, che gli portò gloria e fama con la prima vittoria in F1 sul Circuito di Silverstone ai danni dell’Alfa Romeo.


Un modello dell'Arno Timossi del 1953
Un modello dell'Arno Timossi del 1953
Achille Castoldi
Achille Castoldi


A gareggiare in una gara valida per il Campionato del Mondo il 4 ottobre 1953 – Gran Premio d’Italia – Idroscalo di Milano , questa volta non sarebbe stata una sua vettura, ma bensì un entrobordo, iscritto alla competizione nella classe Races 800 Kg. Ferrari oltre al motore, mandò anche il capomeccanica Meazza al seguito della “spedizione”, in modo che, qualora si fosse resa necessaria una manutenzione di emergenza, non si sarebbero corsi rischi inutili, evitando così di gettare un’ombra sulla emergente Casa di Maranello. A pilotare l’Arno Timossi XI fu Achille Castoldi, pilota di Racers che conquistò anche un record di velocità a oltre 243 km/h sul lago di Sarnico nel 1953, categoria 800 Kg. Durante le qualificazioni si guadagnò il terzo tempo nella sua categoria. L’A.T.XI si presentò al G.P d’Italia ancora grezzo, senza la classica livrea color rosso Ferrari, che gli fu data sul posto tra una prova e l’altra e senza la pinna stabilizzatrice che ne caratterizzò la seconda versione del 1960. Il motoscafo portava il numero 4 come numero di gara e la classica scritta Ferrari con la “F” allungata a poppa.

La gara vera e propria non ebbe storia per Castoldi, in quanto riuscì a fare soltanto quattro giri, prima che un’inconveniente lo costrinse al ritiro forzato. Il cruscotto e il volante dell’A.T.XI, montati in maniera provvisoria nei Cantieri Timossi in attesa di un definitivo ancoraggio allo scafo da parte di una seconda azienda qualificata nell’operazione, si staccarono dalla loro sede naturale, impedendo così a Castoldi di poter manovrare il motoscafo normalmente. Così mestamente, in quel dell’Idroscalo di Milano, terminò il battesimo dell’acqua per il sovralimentato tipo 375 “speciale”.


Arno XI - 1960
Nando Dell'Orto in azione con l'Arno Timossi XI del 1960
Nando Dell'Orto in azione con l'Arno Timossi XI del 1960

L’Arno Timossi XI ritornò al mondo delle corse sull’acqua nel 1960, pilotato dall’ingegnere Nando Dell’Orto, dopo una latitanza di sei anni, anni in cui se ne persero le tracce. Importanti innovazioni differenziavano la versione 1953 da quella del 1960, in primo luogo, come già descritto, venne applicata una pinna stabilizzatrice a poppa, per aumentare la stabilità nelle virate strette. Il frontale dell’imbarcazione presentava una diversità nella calandra, se così si può definire: da tondeggiante con prese d’aria di raffreddamento orizzontali nell’Arno XI del 1953 a “muso di squalo” con feritoia nel 1960. Lateralmente e parallela alla linea di cintura, dal motore uscivano e confluivano verso poppa, due grossi tubi di scappamento. Il motore, un 12 cilindri di 4.500 c.c. con 550 CV di potenza, realizzato dalla Ferrari per “dare battaglia” anche per via fluviale alla rivale Maserati, che in quegli anni aveva progettato il 450S (versione marina denominato “Tipo 59"), un motore di 5665 cc. (103 x 85 mm.) in grado di sviluppare 520 cv a 7000 giri al minuto. Vennero applicati al motore Ferrari due compressori volumetrici per aumentarne la potenza. Cambiò anche la categoria di appartenenza: da entrobordo corsa 800 kg dell’A.T.XI del 1953 ai 900 Kg della versione 1960.



L'Ingegnere Nando Dell'Orto
Motore dell'A.T.XI
Motore dell'A.T.XI

Fotografie © HP Editrice

Nando Dell'Orto in una fase di collaudo
 

Un’altra peculiarità dell’A.T.60 è la numerazione di gara, passata dal n°4 della versione 1953 all’inconfondibile n°50 nero su fondo bianco. Lo scafo in legno in compensato marino, era realizzato in travetti di legno massello, mentre tutta la carenatura dello scafo era di alluminio, ricalcando le strutture impiegate nelle costruzioni aeronautiche.
L’Arno XI ha all’attivo un titolo europeo in classe 4,5 litri, conquistato nel 1963 e il secondo posto nel campionato del mondo, categoria entrobordo corsa classe 900 kg. del 1965.

L’Arno Timossi venne restaurato agli inizi degli anni 90, riportandolo al suo vecchio splendore, visibile in numerose manifestazioni Ferrari di cui il suo proprietario ne va giustamente orgoglioso.

 

L'Arno XI in fase di restauro
L'Arno XI in fase di restauro
L'Arno XI in fase di restauro
L'Arno XI in fase di restauro
L'Arno XI in fase di restauro
Fotografie © HP Editrice

Posto di pilotaggio dell'Arno XI

L'Arno Timossi XI restaurato
L'Arno Timossi XI restaurato
L'Arno Timossi XI restaurato
L'Arno Timossi XI restaurato
L'Arno XI in una manifestazione Ferrari
L'Arno XI in una manifestazione Ferrari
Fotografia © Modelfoxbrianza.it
 


 
 




Tornando ad oggi, è di questi giorni la notizia che un altro entrobordo motorizzato Ferrari con un motore che equipaggia di serie la F430, un V8 da 4300 c.c. in grado di sviluppare 490 CV, ha conquistato due nuovi record mondiali di velocità, ottenuti dal campione di motonautica Eugenio Molinari, che all’età di 71 anni, ha conquistato il suo 71° record, dedicandolo al Presidente Ferrari Luca di Montezemolo, in occasione dei 60 anni della Casa. MfB


La F430 "donatrice" del propulsore - © Ferrari S.p.A.
Eugenio Molinari alla guida del suo entrobordo
Giugno 2007
- © Ferrari S.p.A


La F430 "donatrice" del propulsore - © Ferrari S.p.A.

 

Fin qui la storia “ufficiale” dell’Arno XI come ci è stata tramandata dagli storici del tempo.
Abbiamo raccolto una testimonianza diretta di Maurizio Giovanni Allione, figlio del meccanico personale di Castoldi, Luigi Allione:

“Sono particolarmente legato a questo scafo” dice Maurizio, “in quanto mio padre, Luigi Allione, dal 1948 fu il meccanico personale di Castoldi e rimase sempre con lui fino al termine della sua carriera intorno al 1957. Fu mio padre a prendere in carico tutti gli scafi di Castoldi, sia quelli usciti dai cantieri Timossi che quelli usciti dai cantieri Abbate sempre di Azzano sul lago di Como. Erano solamente degli scheletri di legno che venivano poi completati da mio padre per tutto quanto concerneva la parte meccanica e motoristica.
Lo scafo partecipò al "Gran Premio d'Italia" Trofeo Campari pur sapendo che non era ancora completo in quanto ci furono dei ritardi nella consegna di parti molto importanti quali la timoneria, ma Castoldi, d'accordo con mio padre, volle provare lo scafo per testarlo in vista dell'appuntamento (a tutti ancora sconosciuto) col tentativo di attaccare il record mondiale di velocità. Record conquistato il 15 ottobre 1953 sulla base misurata di Sarnico (lago d'Iseo) alla velocità di oltre 243 km/h. Da non dimenticare che in fase di riscaldamento, mio padre effettuò passaggi ad oltre 270 km/h.

Ecco perché quello dell'Idroscalo non fu un "mesto battesimo dell'acqua". Fu invece un'ottima prova per il bilanciamento dei pesi in vista del vicinissimo appuntamento con il record mondiale. Sullo scafo venne montato fin da subito il motore con due compressori volumetrici.
E vi dirò di più. Mio padre si accorse che i primi due cilindri delle due linee non rendevano e creavano problemi. Smontato il motore e portato in Ferrari, con Meazza venne aperto e giunsero alla decisione di chiudere i condotti di raffreddamento dei
due cilindri "saldando" letteralmente i condotti. Questo perché il freddo generato dai compressori posti vicinissimi ai cilindri, facevano gelare l'acqua di raffreddamento.



Arno XI - Papà e Castoldi
La Gazzetta dello Sport (gennaio 1951)
   
Arno XI - Papà e Castoldi
La Gazzetta dello Sport (gennaio 1951)
   
   
Papà con l'Arno VII all'Idroscalo di Milano
Papà a Miami
   
Papà con l'Arno VII all'Idroscalo di Milano
Papà a Miami

Anche in quella occasione la Ferrari si dimostrò validissima, riconsegnando il motore il tempo utile per la prova mondiale.
Mi spiace solamente che questo scafo sia ricordato unicamente per le validissime gare effettuate da Dell'Orto e mai perché conquistatore del record mondiale di velocità classe 800 kg, record ormai imbattuto. Classe che successivamente al record, venne aumentata a 900 kg per permettere motorizzazioni superiori che comunque si rivelarono insufficienti per scalare il record. Tentativi che costarono la vita di validissimi piloti quali Mario Verga e
Oscar Scarpa. Mio padre ebbe la fortuna di rivedere questo scafo, il "suo" scafo, nel 1993 in una mostra Ferrari che si tenne ad Asiago.

Erano 40 anni che non lo vedeva!

Lo spirito dei motonauti di quel tempo. Erano tutti grandi amici e correvano per la sola e vera passione di correre, ed in premio una sola coppa o trofeo. Ecco quindi che "ai box" ciascuno dava suggerimenti e consigli all'altro per poter risolvere l'improvviso problema, perché la vera battaglia doveva essere sportiva ed avvenire solamente durante la gara e "senza colpi bassi".
Purtroppo questo si è perso per gli interessi economici che oggi stanno anche dietro le gare di motonautica. Nel 1959 mio padre ha allestito e preparato un ulteriore scafo entrobordo corsa categoria 900 kg, prodotto dal cantiere San Marco di Milano per Guido Monzino. Con questo scafo io e mio padre abbiamo partecipato alla Pavia/Venezia.” Maurizio Giovanni Allione
- Immagini dell'Autore.
 
 
 
 
 
 
Motonauticamente cresciuto a Venezia costruendo artigianalmente, qua e là, barche tipicamente veneziane per il trasporto persone, OSCAR SCARPA partecipava già ad alcune corse motonautiche del dopo guerra.
Nel 1953, trasferitosi a Milano in cerca di facoltosi clienti milanesi, acquista un terreno alla fine della strada che uscendo da Milano costeggia la ferrovia passa da Novegro e arriva proprio dietro l’idroscalo di Milano (che sarà poi regolarmente usato per tutti i test delle sue barche) dove apre il – Cantiere Navale SAN MARCO-.




In attesa di poter entrare nei capannoni in costruzione, inizia a costruire alcune barche sotto il porticato di una vicina cascina. La prima barca, un fuoribordo da turismo di 650 cc., fu consegnata al giovanissimo Conte Donà delle Rose, assieme al quale poi parteciperà al Raid Pavia-Venezia di quell’anno classificandosi 9° assoluto e 2° di classe.
L’attività di questo cantiere sarà caratterizzata dalla costruzione di barche da turismo medie e grandi in piccole serie, da barche fatte su commissione in esemplari unici e da un importante numero di barche da corsa e da record, fuoribordo, entrobordo e 3 punti-racer. La produzione si distinse sempre per la tecnica costruttiva, la grande attenzione data alle rifiniture e per la qualità dei legnami usati. Pregi meritatamente riconosciuti con il suo inserimento nella lista dei pochissimi cantieri oggi ufficialmente valutati nel mercato delle barche storiche.





A cavallo degli anni ‘60 costruisce anche barche da diporto con motori di automobili di serie marinizzati: la 600 del mare con motore, cruscotto completo e la stessa levetta per l’avviamento della vettura, la Lancia Appia GT e la Giulietta del mare con il motore A.R. 1300, marinizzato dalla Lesco dei fratelli Leto di Priolo.

Nella storia della motonautica il cantiere San Marco vanta un incredibile palmares di ben 43 record mondiali ottenuti da sue barche nelle diverse categorie entrobordo sport e corsa tra il 1956 ed il 1970, molti dei quali ottenuti dallo stesso Scarpa. Il suo record più prestigioso è stato quello di velocità assoluta per i Racer classe 1200 kg alla media sui 2 passaggi di Km. 235,889 ottenuto con un racer lungo 6,25 metri, largo 2,75 e motorizzato con un Maserati 450S corsa di 6200 cc. (barca andata poi distrutta).







Parte della fama sportiva acquisita dal cantiere la si deve anche al mitico Conte Gilberti, industriale petrolifero milanese e padrone di alberghi ed impianti a Courmayeur che, con le moltissime barche fatte appositamente costruire dalla San Marco, è stato senz’altro il più grande recordman-driver motonautico di ogni epoca nelle varie classi dei runabouts.Per la categoria Racer la San Marco ha costruito scafi bellissimi e vincenti in tutte le classi dal 1954 al 1970, motorizzati Alfa Romeo, BPM, Chevrolet, Ferrari, Lancia e Maserati.




Due storiche imbarcazioni prodotte nel cantiere San Marco di Milano con legni pregiati e linee d’acqua sofisticate: il racer Ferrari e il runabout Maserati sono state protagoniste della mostra “Le Grandi Sfide Ferrari-Maserati” ospitata al Museo casa Enzo Ferrari e aperta al pubblico fino al 20 marzo 2013.
La presenza dei due motoscafi degli anni ’50 e ’60 testimonia gli stretti legami che le due grandi case automobilistiche hanno sempre mantenuto ai massimi livelli, fornendo i propri motori solo a cantieri nautici di grande tradizione. Questi ospiti d’onore incarnano le tipiche imbarcazioni da competizione dell’epoca e rappresentano l’equivalente di una monoposto di Formula Uno per quanto riguarda il racer Ferrari-San Marco equipaggiato con il motore Ferrari 375MM del 1953, e di una Granturismo per il runabout biposto Maserati equipaggiato con motore Maserati 3800 GTI del 1963.




Il Ferrari-San Marco fu costruito nel 1957 dal cantiere nautico milanese San Marco, sito in zona Idroscalo, su commissione del Conte Guido Monzino in occasione della competizione di motonautica Pavia-Venezia, che si svolgeva sul fiume Po e poteva essere paragonata alla Mille Miglia stradale. Il Conte acquistò un motore Ferrari V12-375 della Berlinetta del 1953 che aveva partecipato alla Carrera Panamericana. I Cantieri Navali San Marco fecero il resto, mettendo in condizione Monzino di partecipare alla prima edizione della Pavia-Venezia nel 1958.








A partire dagli anni ’50,il coinvolgimento di Maserati nelle competizioni di motonautica ebbe un notevole incremento, anche perché Giulio Alfieri, dinamico progettista di soluzioni di avanguardia, aveva iniziato la sua carriera nel settore marittimo.
Nella categoria dei runabout da competizione, l’equivalente nautico delle vetture Granturismo più sportive, San Marco ottenne numerosi successi con piloti come il Conte Franco Gilberti e i fratelli Bernocchi. Mario Bernocchi ordinò un runabout biposto “Turismo Veloce” appositamente equipaggiato con un 3800 GTI 6 cilindri, uno dei motori Maserati che, per caratteristiche di coppia e potenza, ben si adattava alla motonautica da competizione. Da allora questa stupenda imbarcazione appartiene alla stessa famiglia.
Nel 1968 Oscar Scarpa muore prematuramente e praticamente anche la storia sportiva del cantiere. Condotto poi dal figlio, a metà degli anni ‘70 il cantiere chiude per la grande recessione del settore.


 
 
 
Fonte:tavernadelpescesanmarco.it/storia-del-cantiere/
 
 
Modello: Cantieri San Marco - Entrobordo biposto, categoria 800 kg - Kit Tron 1:43 - Diorama Modelfoxbrianza
 



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Bibliografia


Le pagine rappresentano uno studio condotto dall'autore sull' Arno Timossi XI - Cantieri Timossi e Cantieri Navali San Marco e potranno, a seguito di nuovi accertamenti, subire modifiche atte ad inquadrare al meglio la verità storica dell'evento.


Pagina pubblicata il 25/6/2007 - Ultima modifica 18/1/2019









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