Modelfoxbrianza Modellismo Ferrari Modellismo Tutorial Campionato del Mondo di F1 Database Ferrari Storia Ferrari Ferrari &...altro Mail Modelfoxbrianza Modellismo Ferrari Campionato del Mondo di F1 Database Ferrari Storia Ferrari Ferrari &...altro La Ferrari vista attraverso Modellismo, Storia e Passione

Prima parte


Il Cavallino rampante - Modelfoxbrianza.it



Il cavallino nero figura sulle vetture Ferrari dalla nascita dell'Azienda nel lontano 1947, ma già nel 1932, precisamente il 9 luglio durante la 24 Ore di Spa-Francorchamps come Scuderia Ferrari e nel 1940, come Auto Avio Costruzioni, Ferrari lo mise in evidenza sulle Sue vetture.
La nascita del Mito Ferrari passa anche attraverso questo cavallino di origini dubbie, avvolte per certi aspetti ancora dal mistero. Buona parte della storia Ferrari è avvolta da questa cortina casuale o volutamente creata da Enzo Ferrari stesso, maestro nel creare situazioni poco comprensibili di primo acchito, senza avere fatto prima un ragionamento logico. Il Suo!.
La memoria storica ci riporta nel 1923, il 17 giugno al 1° Circuito del Savio, gara composta da 6 giri di 44,533 km per un totale di 267 km, vinta dalla coppia Enzo Ferrari e Giulio Ramponi (nipote di Campari), a bordo dell' Alfa Romeo RLTF n°28.
Sulle tribune tra gli ospiti illustri, si trova il Conte Enrico Baracca, padre dell'asso dell'Aviazione Italiana Francesco Baracca.


 
Enzo Ferrari al Circuito del Savio nel 1923
Enzo Ferrari e Giulio Ramponi al 1° Circuito del Savio - 17 giugno 1923
 


Una descrizione accurata dell'evento viene pubblicata dallo storico Valerio Moretti nel libro "Enzo Ferrari Pilota - Corse e vittorie del mago di Maranello", che a pagina 37 e succ., descrive così la giornata:

"Quel giorno ospite d'Onore è il conte Enrico Baracca, padre dell'eroico aviatore. E' un incontro molto affettuoso; tra il giovane pilota e l'anziano gentiluomo nasce una stima ed amicizia che ha per conseguenza un gesto, di cui ancora oggi si trova traccia su ogni automobile Ferrari.
Il ricordo di quell'incontro è molto vivo in Enzo Ferrari che così lo ha raccontato: "Quando vinsi nel 1923 il 1° Circuito del Savio, che si correva a Ravenna, conobbi il Conte Enrico Baracca, padre dell'eroe: da quell'incontro nacque il successivo, con la madre, contessa Paolina."
Continua Ferrari nel suo racconto:
"Fu essa a dirmi un giorno: Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo, le porterà fortuna.
Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori, in cui mi affidano l'emblema. Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena".






Da questo racconto si evince che l'emblema non fu consegnato la giornata stessa della vittoria al Circuito del Savio nelle mani di Ferrari, ma successivamente al secondo incontro con la madre del Maggiore Francesco Baracca, contessa Paolina. In un' intervista rilasciata nel 1980 allo scrittore Enzo Biagi, Ferrari ebbe a dire riguardo l'idea del cavallino rampante:" Me l'hanno suggerita la contessa Paolina Baracca, madre del grande eroe aviatore Francesco e il marito, il conte Enrico. Acquistavano vetture Alfa Romeo, erano miei clienti e lui era una persona candida fino al punto di dirmi:" Sarei niente, se non fosse morto mio figlio; invece, per questo, mi fanno tanti onori".


Continua Moretti nella sua descrizione dell'episodio:

"Come tutti gli episodi riguardanti la Ferrari , anche questo relativo all'origine del Cavallino rampante è stato oggetto di minuziose ricerche e di appassionate discussioni; è uno dei risvolti più studiati della mistica della Ferrari.
Si è giunti addirittura a disturbare illustri legali, per verificare se i genitori dell'Eroe caduto avevano o meno il diritto di affidare l'emblema a Enzo Ferrari. Altri si sono presi la briga di trovare una identità tra il cavallino di Ferrari e quello della Porsche, in quanto entrambi desunti dallo stesso stemma della città di Stoccarda.
Sembra infatti che Francesco Baracca abbia adottato l'emblema del cavallino rampante, per il suo aeroplano e per la sua squadriglia, dopo avere abbattuto sul cielo di Tolmezzo, il 25 Novembre 1916, il suo quinto apparecchio nemico, quasi certamente un Albatros B.II".



Primo cavallino della Scuderia Ferrari
Il cavallino della 125 S
Cavallino della Gestione Sportiva
Anni 60
 
Il cavallino rampante nelle sue diverse rappresentazioni dalle origini ad oggi
 


"Secondo il rituale bellico-cavalleresco del tempo, la quinta vittima consentiva al pilota da caccia di assumere la qualifica di asso, ed era usanza che, a ricordo dell'avvenimento, venisse adottata come insegna quella dell'ultimo nemico abbattuto.
Fu così che Baracca scelse il cavallino, emblema di uno sconosciuto nemico, probabilmente originario di Stoccarda.
Enzo Ferrari, dunque, ebbe affidato dai Conti Baracca il cavallino, che ne avessero o no il diritto, dopo la sua vittoria al Circuito del Savio del 1923.
Contrariamente a quello che ci si sarebbe aspettato, specie giudicando dall'orgoglio e dal rispetto che traspare nella descrizione che Enzo Ferrari fa dell'episodio, l'affidamento è poi completamente ignorato ed il cavallino resta in un cassetto per molto tempo ancora.
Vedrà la luce, sulle fiancate delle Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, solo in occasione della 24 Ore di Spa, in Belgio, nel luglio del 1932. Sono passati ben nove anni, da quella ormai lontana vittoria di Ravenna!.
La spiegazione, probabilmente, deve essere ricercata al di fuori del mito, in una esigenza molto pratica, come molto pratico, d'altronde, era il comportamento di Ferrari in quegli anni in cui doveva costruirsi la propria immagine.
Quasi certamente, all'origine, le cose sono andate proprio come le racconta Ferrari: la Contessa Paolina, donna fragile ed emotiva, deve aver visto nel rude pilota Enzo Ferrari un novello campione cui affidare l'insegna del figlio caduto. Ed Enzo Ferrari, sempre sensibile a questi risvolti romantici, ha accettato con gratitudine l'omaggio. Quel giorno, in fin dei conti, Ferrari celebrava la sua prima vittoria assoluta, ancorché non in una corsa di grande importanza.
Ripresa la sua attività, l'episodio è rimasto quello che era: un gesto di stima per la sua vittoria, scivolato quasi subito nell'oblio. Per nove anni appunto".



Posizionamento del  Cavallino nel 1932 e nel 1937
Posizionamento del Cavallino dal 1933 al 1936
   
Posizionamento del Cavallino nel 1932 e nel 1937
Posizionamento del Cavallino dal 1933 al 1936



Fino a qui l'esauriente descrizione dello scrittore e storico Valerio Moretti.

Ma vi è un'altra verità sul simbolo del Cavallino rampante descritta da Gianni Rogliatti, ovvero che l'originale Cavallino rampante, sia il simbolo del Piemonte Reale Cavalleria, con sede a Pinerolo, unità di cui Francesco Baracca faceva parte.

In effetti visionando la storia Ferrari, troviamo che il cavallino rampante venne usato da Ferrari qualche anno prima del 1932 nella testata della rivista "La Scuderia Ferrari" edita da Ferrari fino al 1937 e nelle carte ufficiali della Scuderia: *lettere e buste da lettera, mentre sull'insegna pubblicitaria esterna alla Scuderia Ferrari, l'unico emblema era rappresentato da quello dell'Alfa Romeo che oltre ad affidagli la rappresentanza alla vendita di vetture per l'Emilia Romagna e le Marche, nel 1933 gli affidò anche la gestione sportiva delle sue vetture da corsa.

Il distinguo che la casa milanese fece per identificare le proprie vetture da gara fino al 1932, fu quello di apporre sul cofano motore il triangolo bianco sormontato dal quadrifoglio verde.
Ferrari per distinguersi a sua volta, fece applicare il cavallino rampante nero su campo giallo (9 luglio 1932 - 24 Ore di Spa), scelto dallo stesso Ferrari per identificare i colori della sua città: Modena, sormontato da un tricolore, prima di forma piatta e poi, dopo avere subito modifiche atte a curvare sempre di più il tricolore, spiovente dal centro verso i lati.

Mi è capitato di vedere della corrispondenza originale del 1936 tra Enzo Ferrari e un pilota della Scuderia Ferrari, che per motivi di riservatezza garantiti al possessore delle lettere resterà nell'anonimato. Le lettere riportano in alto sulla sinistra lo scudetto attuale della squadra corse, senza il tricolore, stampato solo in nero e già con la "S" e la "F" nella parte bassa del logo.
La busta invece riporta il logo evidenziato sotto e stampato anch'esso sulla sinistra della busta stessa.






 
 
 



Maggiore Francesco Baracca


Francesco Baracca nasce il 9 maggio 1888 da una ricca famiglia di Lugo di Romagna in Provincia di Ravenna. La madre Contessa Paolina Biancoli, il padre Conte Enrico, agiato uomo di affari del ravennate. In età giovanile Francesco studia dai padri salesiani di Lugo, poi presso gli Scolopi della Badia Fiesolana a San Domenico di Fiesole, ed infine si sposta a Firenze al Liceo “Dante”. Conseguita la maturità classica, Baracca si iscrive alla Scuola Militare di Modena, che frequenta per diversi anni. Nel 1909 è alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo in Piemonte, dove ottiene il grado di sottotenente dell’Arma di Cavalleria del Regio Esercito e l’anno dopo, viene assegnato al 1° Squadrone del 2° Reggimento “Piemonte Reale” dislocato nella Caserma Pretorio a Roma. Vince nel 1911 il concorso ippico “Tor di Quinto”. Non negherà mai l’amore per i cavalli e per l’equitazione. Il giovane Baracca si trova bene a Roma e continuerà a coltivare la passione per l’equitazione.
 
 
Stemma della Famiglia Baracca
La Contessa Paolina Biancoli e il Conte Enrico Baracca

Stemma della Famiglia Baracca
La Contessa Paolina Biancoli e il Conte Enrico Baracca
 
 
Nel 1912 venne letteralmente “fulminato” da un esercitazione aerea presso l’aeroporto di Roma-Centocelle. Il suo sogno adesso è l’aviazione che ai tempi era parte integrante dell’Esercito. Scriverà al padre in data 5 maggio 1912: “ ora mi accorgo di avere avuto un’idea meravigliosa, perché l’aviazione ha progredito immensamente ed avrò un avvenire strepitoso”. Frequenta i corsi da pilota civile a Reims in Francia con un Nieuport 10. Consegue il brevetto militare nel 1914, venendo poi assegnato al Battaglione Aviatori. Nel 1915 è a Parigi per un corso di perfezionamento sui caccia Nieuport 10 in previsione dell’imminente conflitto mondiale. Rientra in Italia nel luglio 1915 in forza all’8a Squadriglia da ricognizione e combattimento. Successivamente gli viene affidato un Nieuport 11 della 1° Squadriglia caccia che dal 15 aprile 1916, prenderà il nome di 70° Squadriglia Caccia, compiendo numerose azione aeree durante la Grande Guerra.
 
 
Il cavallerizzo Baracca in una gara di elevazione nel 1913

Francesco Baracca in forza al Reggimento “Piemonte Reale”
Il cavallerizzo Baracca in una gara di elevazione nel 1913
Francesco Baracca in forza al Reggimento “Piemonte Reale”
 
 
Finalmente il 7 aprile 1916 ottiene la sua prima vittoria aerea. A bordo del suo Nieuport 11, abbatte nei pressi di Meduzza in provincia di Udine, un ricognitore austro-ungarico Hansa-Brandenburg C.I
(per altre fonti si tratterà di un Aviatik). L’Alto Comando Militare a seguito della brillante azione aerea di Baracca, gli assegna la medaglia d’argento al valor militare. Si racconta che una volta atterrato, stringerà la mano al pilota abbattuto, abitudine che continuerà anche durante il prosieguo della Guerra, rendendo famoso il motto da lui coniato:” è all’apparecchio che miro, non all’uomo!” Altre due medaglie d’argento, l’ultima tramutata in oro nel 1918, ornano la sua divisa. Sempre nel 1916, Baracca colleziona altre sette vittorie aeree individuali e tre in collaborazione con altri piloti, meritandosi l’appellativo di “Asso degli Assi”. Dirà un giorno:” Quando volo, soprattutto quando sto duellando con il nemico, la mia mente è vuota, libera, non pensa. Agisco d’istinto, rovescio l’aereo, lo faccio scivolare d’ala, lo metto in vite, lo richiamo” . Dopo l’ennesima vittoria, nel mese di giugno Baracca fu promosso capitano.
 
 
Francesco Baracca con Ruffo di Calabria e De Bernardi

La 91a Squadriglia: gli "Assi degli Assi"
Francesco Baracca con Ruffo di Calabria e De Bernardi
La 91a Squadriglia: gli "Assi degli Assi"
 
 
Il 1° maggio 1917, nasce sul Campo di Santa Caterina di Pasian di Prato – Udine, la celeberrima 91° Squadriglia, la Squadriglia degli Assi, con i migliori piloti della 70° Squadriglia caccia. Agli ordini del Cap. Guido Tacchini, si trovavano: il Colonnello Pier Ruggero Piccio, i Capitani: Francesco Baracca, Fulco Ruffo di Calabria, Bartolomeo Costantini, i Tenenti: Guido Keller, Ferruccio Ranza, Mario de Bernardi, Gastone Novelli, Adriano Bacula, Cesare Magistrini; il Sottotenete Eduardo Oliviero e i Sergenti: Guido Nardini, Mario D’Urso, Gaetano Aliperta, tutti piloti di valore. In dotazione il nuovissimo Nieuport 17. Il loro simbolo sarà il Grifo.
 
 
Stendardo Reggimento Piemonte Reale (1692)

Insegna della 91a Squadriglia Caccia (1917)
Stendardo Reggimento Piemonte Reale (1692)
Insegna della 91a Squadriglia Caccia (1917)
   
   

Sul velivolo di Baracca, guardandolo frontalmente, si evidenzia sul lato destro il Cavallino Rampante, mentre sul lato sinistro campeggia il Grifo, simbolo di Squadriglia. E qui la storia non fa chiarezza sulle origini di questo stemma. La prima ipotesi accrediterebbe ad una stilizzazione del 2°Reggimento Cavalleria “Piemonte Reale”, Reggimento al quale Baracca apparteneva . Ricordiamoci che dal 1909 al 1910, Francesco Baracca frequenta la scuola di cavalleria in seno al 2°Reggimento Piemonte Reale e proprio questo Reggimento, aveva come stemma araldico il Cavallino argenteo su campo rosso, guardante a sinistra e con la coda abbassata. Baracca modifica il cavallino e lo adotta come stemma personale, visto l’amore che lo lega ai cavalli. La seconda ipotesi è molto più cavalleresca. I primi aviatori dopo l’abbattimento del quinto velivolo, divenivano “Assi” e sembrerebbe che come segno di rispetto verso l’avversario abbattuto, dipingessero l’insegna dell’ultimo sulla propria fusoliera. Il quinto aereo abbattuto da Baracca era un Albatros B II, o secondo altri fonti un Aviatik, con le insegne della Giumenta di Stoccarda o Stuttgarten Rössle.
 
 
Francesco Baracca in posa davanti allo Spad S.XIII

L'aviere Francesco Baracca a bordo di un Nieuport

Francesco Baracca in posa davanti allo Spad S.XIII
L'aviere Francesco Baracca a bordo di un Nieuport
 
 
Il cavallino apparirà sugli aerei di Baracca a partire dal 1917, in concomitanza con la creazione della 91aSquadriglia, squadriglia che adotterà i Nieuport 17, gli Spad S.VII e S.XIII (Societè Pour l’Aviation et ses Dérivés) e di cui Francesco Baracca ne diventerà poi Comandante. Riporterà nella sua carriera di pilota complessivamente 34 abbattimenti prima di essere a sua volta abbattuto presso l’Abazia di Neversa sul Montello, durante la Battaglia del Solstizio il 19 giugno 1918, battaglia che ebbe inizio il 15 giugno e terminò il 24 giugno con la vittoria Italiana.
 
 
Francesco Baracca al Campo di Quinto di Treviso con Ruffo di Calabria, che assumerà il comando della 91a dopo la morte dell'Asso di Lugo


Francesco Baracca al Campo di Quinto di Treviso con Ruffo di Calabria,
che assumerà il comando della 91a dopo la morte dell'Asso di Lugo
L'"Asso degli Assi" prima del decollo
 
 

La 34° vittoria aerea riportata dopo 63 combattimenti aerei, avvenne il 15 giugno 1918 a San Biagio di Collalta (TV). Il 19 giugno uscì per alcune ricognizioni con il suo Spad S.XIII, ma poi fece rientro al Campo di Quinto in attesa di ordini. Il Generale Bongiovanni, comandante dell’Aeronautica, giunge al Campo di Quinto per richiedere una nuova missione aerea atta all’interruzione del rifornimento nemico tramite un ponte di barche nelle zone del Montello. Baracca si dichiara da subito scettico sulla valenza dell’azione, ma comunque da combattente che è, si offre volontario. Il suo Spad S.XIII non potrà essere utilizzato, in quanto dovrà subire lavori di manutenzione dopo l’ultima missione compiuta. Userà uno Spad S.VII. Suo “secondo” sarà il Capitano Osnago che su un altro aereo della 91° Squadriglia, darà manforte all’Asso degli Assi e Comandante della 91a Squadriglia. La storia ci consegna che Francesco Baracca, dopo avere sorvolato i cieli in direzione dell’obiettivo militare, vira bruscamente verso il Montello dopo avere avvistato un Phoenix Austriaco. Osnago si trova spiazzato e perde di vista lo Spad S.VII, mentre Baracca si avvicina velocemente al suo tragico destino.
 
 
Baracca con alla sua sinistra l'inseparabile Ruffo di Calabria
Gli Assi della 91a Squadriglia Caccia durante un meritato riposo

Baracca con alla sua sinistra l'inseparabile Ruffo di Calabria
Gli Assi della 91a Squadriglia Caccia durante un meritato riposo
 
 
La storia ci consegna che un cecchino da terra spara contro lo Spad VII e un proiettile colpisce in testa Baracca, mentre altri gli perforano il serbatoio. Altra versione dei fatti è che durante il combattimento aereo con un biplano austro-ungarico, forse visto troppo tardi, Baracca viene colpito da una scarica di mitraglia dall’osservatore di bordo. Lo Spad S.VII viene ripetutamente colpito alla fusoliera e Baracca colpito al capo. Per Baracca non c’è più scampo. Il suo aereo andrà a schiantarsi in fiamme nei pressi di Colle Val dell’Acqua sul Montello. Esiste anche una terza versione dei fatti, ovvero quella che Baracca si sia suicidato, piuttosto che cadere in mano al nemico e questo spiega la ferita alla tempia destra e la sua pistola di ordinanza non nella fondina, ma nessuna autopsia ai tempi venne fatta in proposito. Elementi concreti comunque accreditano la seconda versione dei fatti, quella appunto dell’abbattimento nemico.
In seguito all’abbattimento del Comandante, l’intera Squadriglia cadde nel caos, facendo dire all’Asso, Generale Mario Fucini:” Era la stessa fiducia in noi stessi che riceveva un colpo: se è possibile abbattere Baracca, cosa potrò fare io per non subire la stessa sorte?
 
 
Lo Spad S.XIII della 91a Squadriglia Caccia
Lo Spad S.XIII della 91a Squadriglia Caccia
 
 
Verrà ritrovato il 23 giugno in località “busa delle rane”, dall’ufficiale di artiglieria Ambrogio Gobbi che avviserà immediatamente il Capitano Osnago, suo compagno di quell’ultimo volo. Il corpo di Baracca risulta ustionato in più parti e alla tempia destra una ferita da arma da fuoco. Lo Spad S.VII completamente distrutto. I funerali si svolsero il 26 giugno a Quinto di Treviso, con un elogio funebre pronunciato dal “Vate”, grande estimatore dell'Asso di Lugo. Il 28 giugno il feretro farà rientro a Lugo di Romagna e il 30 giugno, davanti ad una folla imponente, si svolgeranno i funerali, ultimo abbraccio all’uomo e all’eroe italiano.
Si discutono ancora oggi le varie tesi sulla morte dell’”Asso degli Assi”. In ricordo della morte di Baracca, sul Montello verrà eretto il Sacello Francesco Baracca, monumento voluto in suo ricordo. Subito dopo la sua morte, la 91ª Squadriglia venne ribattezzata "Squadriglia Baracca".
 
 


I funerali di Francesco Baracca
Nervesa della Battaglia 23 giugno 1918 - SAR il Conte di Torino, entra a Nervesa
con le truppe Italiane
I funerali di Francesco Baracca
 
 
Il Generale Diaz farà emettere un bollettino di guerra, dove tra le altre cose si leggerà:” “La giornata di ieri ha coronato la nostra vittoria.
Addossato al Piave, in spazio sempre più ristretto, dalla ferrea pressione delle nostre truppe, fulminato senza tregua dalle artiglierie e dagli aeroplani, l'avversario dopo essersi disperatamente mantenuto per otto giorni, a costo d'inauditi sacrifici, sulla destra del fiume, ha iniziato, la notte sul 23, il ripiegamento sulla sinistra.
Il passaggio eseguito sotto il nostro tiro micidiale, è continuato nella giornata di ieri protetto da un forte schieramento di mitragliatrici e da truppe di copertura che, dopo ostinata resistenza, sono state successivamente travolte dalle nostre truppe incalzanti. Il Montello e tutta la riva destra del Piave, tranne un brevissimo tratto a Musile, dove la lotta continua, sono tornati in nostro pieno possesso.
Sinora sono stati accertati oltre 4000 prigionieri. Un ingiente bottino di armi e materiali d'ogni specie è caduto nelle nostre mani.
Uno straordinario numero di cadaveri austriaci ricopre il terreno della lotta a testimonianza dello sfortunato valore e della grande sconfitta avversaria
”.



Il Sacello in commemorazione del Maggiore Francesco Baracca a Nervesa della Battaglia

Il Sacello in commemorazione del Maggiore Francesco Baracca a Nervesa della Battaglia
 
 
 
 
 
Decorazioni conferite al Maggiore Francesco Baracca
 
 
 
-18 maggio 1916 - Medaglia d'argento al valor militare «Nell'occasione d'una incursione aerea nemica, addetto al pilotaggio d'un aeroplano da caccia, con mirabile sprezzo del pericolo, arditamente affrontava un potente aeroplano nemico e, dando prova di alta perizia aviatoria e di grande sangue freddo, ripetutamente lo colpiva col fuoco della propria mitragliatrice fino a causarne la discesa precipitosa nelle nostre linee. Per impedire che gli aviatori nemici distruggessero l'apparecchio appena atterrato, discendeva anch'egli precipitosamente raggiungendo lo scopo e concorrendo alla pronta cattura dei prigionieri. Cielo di Medeuzza, 7 aprile 1916.»
 
-- 15 marzo 1917 - Medaglia d'argento al valor militare «Pilota aviatore addetto a una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l'uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l'altro entro le nostre linee a Creda, gesso [sic!] Caporetto. Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916.»
 
--24 maggio 1917 - Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Commutata in Medaglia d’Oro al V.M. D.L. 5/5/1918 Pilota aviatore addetto ad una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l’uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l’altro entro le nostre linee a Creda, presso Caporetto.
Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916.
 
--10 giugno 1917 - Medaglia di bronzo al valor militare «Informato con altri aviatori che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie montato su un velivolo da caccia arditamente affrontava l'apparecchio avversario che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido, e dopo una brillante e pericolosa lotta concorreva ad abbatterlo rimanendo ucciso l'ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota. Monte Stariski, 16 settembre 1916»
 
--5 agosto 1917 - Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia «Pilota di meriti eccezionali, già decorato di tre medaglie al valore, costantemente dedica l'assidua opera sua alla riuscita di brillanti azioni aeree. Il 26 aprile 1917 in fiero e accurato combattimento, con rara abilità e sommo disprezzo del pericolo, abbatteva un nuovo apparecchio nemico, conseguendo così l'ottava sua vittoria. Cielo Carnico, 26 aprile 1917.»
 
--Croix de guerre con palma di bronzo (Francia) - Pendant une incursion aérienne de l’ennemi, pilotant un aéroplane de chasse, avec un admirable mépris du danger, a affronte avec hàrdiesse un puissant avion ennemi donnant des preuves d’une haute habilité d’aviateur et d’un sang-froid remarquable, l’a attaqué hardiment, et a plusieurs reprises l’a atteint à coups de mitrailleuse et l’a forcé à se précipiter dans nos lignes, pour emprécher les aviateurs ennemis de détruire leur appareil à peine avait-il atterri qu’il se petait repidement sur eux et concourait à leur capture. Dans un autre occasion, montrand de brillantes qualités de pilote a concourru trés efficacement avec un autre appareil de chesse, à déterminer la chute précipiteé de deux avions ennemis, l’un en territoire, ennemi, l’autre dans nos lignes
(Ordre n.5396 “D” 9 août 1917)
 
--5 maggio 1918 - Medaglia d'oro al valor militare «Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. Cielo dell'Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917»
 
--30 settembre 1918- Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
 
--Distintivo per le fatiche di guerra (4 anni di campagna)
 
--Croix de Guerre (Belgio)
--Military Cross (Gran Bretagna)
- Croix d’Officier de l’Ordre de la Couronne (Belgio)
--Stella dei Karadordevic di IV classe (Regno di Serbia)
 
War Medal of the Aero Club of America
 
 
 
 
 
 
 
Il Maggiore Francesco Baracca con uno Spad S.XIII - Revell - Diorama scala 1:28 - Modelfoxbrianza









 








 









 




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Bibliografia



pagina pubblicata il 14/9/2004 - ultimo aggiornamento 15/9/2017





Le pagine rappresentano uno studio condotto dall'autore sulle origini del Cavallino rampante e sulla vita del Maggiore Francesco Baracca e potranno, a seguito di nuovi accertamenti, subire modifiche atte ad inquadrare al meglio la verità storica dell'evento.



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