Alfonso
de Portago
nato a Londra l'11 ottobre 1928, discendente da una nobile famiglia
spagnola, è stato un grande sportivo distintosi oltre
che per lo sport automobilistico anche nel bob, rappresentando
la Spagna nel 1956 alle Olimpiadi invernali di Cortina d'Ampezzo.
All'anagrafe Fon era registrato come Don Alfonso Antonio Vicente
Eduardo Angel Blas Francisco de Borja Cabeza De Vaca y Leighton
Carvajal y Ayre, XVII marchese De Portago, XII Conte de la Mejorada,
conosciuto come Fon.
(fonte: "De Portago - Il pianto del Drake" L.Montagner
- Editoriale Sometti)
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Realizzazione
: 1994 - scala 1/43 - modello BBR - elaborazione MfB -
Collezione
MfB
La
Ferrari n°531 di De Portago-Nelson dopo l'incidente
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I
resti della vettura
dopo l'incidente di Corte Colomba - Cavriana (MN), in seguito
al tragico volo che uccise 9 spettatori, oltre ad Alfonso Portago
ed al co-pilota Nelson.
"Alle ore 16.04 di oggi presso la località Corte
Colomba, comune di Cavriana, provincia di Mantova, la Ferrari
numero 531 dello spagnolo de Portago, causa lo scoppio
di un pneumatico...."
Così descriveva l'incidente un dispaccio di agenzia nella
nottata di domenica 12 maggio.
E' la fine di una grande corsa iniziata nel 1927, che
per trent'anni ha appassionato l'Italia intera. Alfonso
de Portago trovò la morte il 12 maggio 1957, quasi
al termine della galoppata che lo vide inseguitore per quasi
1.600 km, assieme al suo compagno Ed Nelson, un incidente mai
chiarito esattamente nella dinamica. Si è parlato (Alfonso
de Portago - L'ultima corsa - Carlo Dolcini - Edizioni Silea
Grafiche) di déchappage del pneumatico posteriore
sinistro, di scoppio del pneumatico anteriore sinistro, di un
pezzo di lamiera staccato dalla vettura in corsa di Portago
che danneggiò in maniera irreparabile il puneumatico
anteriore, di occhi di gatto messi a delimitazione di carreggiata
che hanno "pizzicato" il pneumatico stesso, di rottura
della scatola dello sterzo. Tante ipotesi, ma nessuna conferma
definitiva se non quella del non dover procedere a carico di
Enzo Ferrari per non aver commesso il fatto, emessa dal giudice
istruttore il 26 luglio 1961. |
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"Fon"
ritratto vicino alla sua vettura da gara |
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I
fatti del processo negli atti del 1959 - (fonte: De
Portago – il pianto del Drake - Lorenzo Montagner - Editoriale
Sometti - pagg.
44-45-49-50). |
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L’atto
di accusa. |
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“Enzo
Ferrari fu Alfredo, nato a Modena il 20.02.1898 ivi residente;
imputato del reato previsto e punito dall’art. 589 p.p
e 590 I e II cpv, in relazione all’Art.81 p.p Codice Penale
per avere nella sua qualità di titolare della Ferrari
corrente in Modena, specializzata nella costruzione di autovetture
da competizione sportiva sia su strada che su pista, per colpa,
consistita nell’aver adottato, nella ventiquattresima
edizione della Mille Miglia sulle macchine della sua Scuderia
e in particolare sulla autovettura che portava il numero di
corsa 531, pilotata da Alfonso Cabeza de Vaca marchese De Portago
, targata BO 81825, pneumatici costruiti dalla ditta Englebert
corrente in Liegi – belgio, che stante le loro caratteristiche
di costruzione e di messa a punto (battistrada da 2,5 kg/cmq),
non erano adatti alle prestazioni delle autovetture che a pieno
regime sviluppano valori massimi di velocità in corsa
di ben km 280 orari circa, consentendo invece essi pneumatici,
al massimo, una velocità di km 220 all’ora, e determinando
per il surriscaldamento conseguente all’eccesivo gonfiamento,
lo scollamento della parte centrale del battistrada e susseguente
scoppio di tutto lo pneumatico, che causava lo sbandamento della
autovettura cagionando la morte di nove spettatori e quella
dei due piloti” (omissis). |
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Sono
le 5.31 dell'12 maggio 1957, Portago e Nelson
si apprestano a partire
da Brescia per quella che sarà per loro, "l'ultima
corsa" |
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La
sentenza del 26 luglio 1961 |
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“L’accusa
è manifestatamente infondata, e si basa esclusivamente
sulle affermazioni dei primi periti assunti dal P.M.: ma già
alcune considerazioni logiche, ovviamente scaturenti dalle contraddizioni
e dalle imprecisioni dei periti medesimi, avevano immediatamente
inficiato i nuovi assunti. Talché dopo l’escussioneminuziosa
ed esauriente di tutte le persone interessate al caso –
dal costruttore Ferrari all’industriale Englebert, dai
tecnici Lèdent e Boasso al pilota Taruffi e ai direttori
della competizione, dai funzionari preposti alla motorizzazione
civile a tutti coloro, tecnici e assistenti, che avevano controllato
la messa a punto delle vetture e ne avevano seguito le prestazioni
durante tutto il percorso – questo giudice aveva ricavato
il netto e preciso convincimento che nulla potesse essere addebitato,
a titolo di colpa, sia al Ferrari che all’Englebert, forti
di un’ultradecennale esperienza in materia; consapevoli
della responsabilità nell’affrontare, studiare,
costruire ed impiegare mezzi meccanici di notevole potenza motrice;
perfettamente coscienti di dover intraprendere – come
fecero – una stretta e continua collaborazione per la
miglior riuscita dell’impresa, e per la costruzione e
l’approntamento di mezzi i più perfetti possibili
in rapporto alla capacità umana. In particolare il costruttore
Enzo Ferrari è uomo dalla forte e incisiva personalità,
dotato di capacità intellettive e morali indubbiamente
superiori alla media, che attraverso immani sacrifici e sospinto
dalla sola passione dell’automobilismo, ha saputo creare
dal nulla, con le sue forze una industria stupenda e perfetta
come un laboratorio di orologeria, conquistando stima e la ammirazione
universali, costruendo vetture, sia per competizione che per
turismo, che tutto il mondo ci invidia, trionfando in modo indiscusso
sui circuiti e le piste di ogni continente. (% segue). |
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La
dinamica dell'incidente illustrata su "l'Automobile"
del 19 maggio 1957 |
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Questi
sono elementi obiettivi di giudizio, inconfutabili: parimenti
l’Englebert è titolare, in Belgio, di una ditta
per costruzione di coperture rinomata e apprezzata universalmente.
I due industriali, pertanto, non potevano non intraprendere
, per il buon nome dei rispettivi prodotti, che la più
stretta, rigorosa ed efficace delle collaborazioni, onde scendere
in gara con autovetture perfezionate al massimo di idoneità
e conseguire le più ambite vittorie: Come infatti accaduto.
Orbene, tutti gli assunti difensivi e tutte le spiegazioni logiche
e tecniche fornite dal Ferrari e dall’Englebert, nonché
dai loro collaboratori e dipendenti, hanno trovato piena conferma
nella esauriente e motivatissima relazione dei periti Capocaccia,
casci e Funaioli, tecnici e docenti di indiscussa fama e capacità
specifiche, e in particolar modo non legati da alcun diretto
interesse con ll’imputato o con la ditta belga. Ne consegue
ex.art. 378 e 152 S.P.P. che il Ferrari deve essere immediatamente
mandato assolto dal reato ascrittogli, in conformità
alle richieste del PM, per non averlo commesso. Ex art. 622
e seguenti. Vanno restituiti al Ferrari tutti i reperti caduti
in giudiziale sequestro”. |
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Il monumento eretto a Cavriana in ricordo della strage
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La lapide in commemorazione del tragico incidente
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Libri
consigliati
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Gli
Indisciplinati -
Luca Delli Carri
Fucina Editore |
Alfonso
de Portago - L'ultima corsa
Carlo Dolcini - Silea Grafiche |
De
Portago - Il pianto del Drake
Lorenzo Montagner - Editoriale Sometti
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Alfonso
de Portago e la Ferrari F1 |
Stagioni
in Ferrari:
Gran Premi disputati: 5 |
1956 - 1957 |
Secondi
posti: 1 |
1956:
G.P. d'Inghilterra in coppia con Collins |
Quinti
posti: 1 |
1957:
G.P. di Argentina in coppia con Gonzalez |
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La
pagina rappresentano uno studio condotto dall'autore su
Alfonso de Portago e le cause che portarono
all'incidente mortale di Cavriana e potranno, a seguito di nuovi
accertamenti, subire modifiche atte ad inquadrare al meglio
la verità storica dell'evento. |
Pubblicazione
pagina 2004 - Ultimo aggiornamento 2/6/2010
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