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 Ingresso civico 3 con
 la famosa porta verde
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                    Sono nato il 20 febbraio a Modena. Arrivai il 18, ma quel 
                    mese la neve era tanto alta, mi raccontò mia madre, 
                    che soltanto due giorni dopo fu possibile andare a denunciarmi 
                    allo stato civile. .........Abitavamo in una casa modesta 
                    della lontana periferia, con quattro stanze al piano rialzato, 
                    che era annessa all'officina di carpenteria metallica che 
                    mio padre possedeva."   Così 
                    Enzo Ferrari illustra "l'enigma" della sua nascita. In 
                    quel lontano 18 febbraio 1898, sembrava proprio che il tempo 
                    si fosse messo contro quel piccolo bambino, destinato a divenire 
                    in futuro "agitatore di uomini". 
 La sua casa, come riferisce lo stesso Ferrari, si trovava 
                    dispersa in terreni acquitrinosi e ricchi di canali e rogge, 
                    poco bonificata e lontana, troppo lontana dal centro, tanto 
                    da ritardarne l'iscrizione all'anagrafe comunale di Modena, 
                    causa la neve caduta.
 
 Per avvicinare la sua abitazione e la famiglia alla sua officina 
                    di carpenteria metallica, produttrice di tettoie per conto 
                    delle Ferrovie dello Stato, papà Alfredo volle costruire 
                    una casa proprio sul retro dell'officina, situata in Via Camurri 
                    n°3 a Modena, dove "ogni 
                    giorno la sveglia mattutina, arrivava con le prime mazzate 
                    dei carpentieri".
 
 La casa costruita riproponeva il motivo della facciata del 
                    capannone, con quei mattoni rossi messi tutti in fila e interrotti 
                    solo dalle finestre: tante finestre, che davano alla facciata 
                    un'immagine tutt'altro che da vetusto "capannone 
                    di un centinaio di metri con una tettoia di lamiere 
                    ondulate e privo di pavimento".
 
 Al piano terra della casa, Alfredo Ferrari aveva il suo ufficio 
                    e nello stesso tempo ripostiglio, dove teneva il famoso copialettere 
                    arricchito con carta copiativa color viola, spunto per un 
                    futuro attaccamento allo stesso colore del giovane Ferrari, 
                    in ricordo proprio di questa casa dove vedeva il padre scrivere 
                    le minute sul retro delle buste e usare la carta copiativa 
                    per tenere le copie delle lettere inviate.
 
 La Via Camurri ora è diventata Via Paolo Ferrari e 
                    il civico 3 è divenuto 85, ma passando da quelle parti 
                    ed avvicinandosi ai muri perimetrali della casa-officina, 
                    non si può non respirare un'aria che sa di mistico, 
                    che ti blocca ad osservare centimetro per centimetro una casa 
                    che per anni e anni è rimasta dimenticata dal mondo, 
                    se non per pochi affezionati conoscitori storici della vita 
                    di Ferrari o di qualche fotografo che si è ricordato 
                    di chi fosse nato e per un certo tempo vissuto in quella casa.
 
 Sopra quei box fatti costruire intorno agli anni 50, si scorge 
                    anche se in maniera offuscata la scritta "Officina 
                    Meccanica Alfredo Ferrari" e alle finestre del primo 
                    piano della casa e dell'officina, i mattoni hanno preso il 
                    posto di serramenti e delle persiane.
 
 Quasi sicuramente l'energia elettrica non era ancora arrivata 
                    e papà Alfredo faceva funzionare le macchine della 
                    sua officina per mezzo di un motore a vapore esterno, con 
                    albero di trasmissione interno l'officina, collegato tramite 
                    cinghie di cuoio a frizione, alle macchine lavoranti il ferro.
 
 In fondo al capannone vi era anche una stalla al piano terra 
                    ed un fienile al primo piano, divisi dal resto dell'officina 
                    da un muro maestro che si alza vicino al portone di sinistra, 
                    guardando la casa dalla ferrovia che corre a pochi metri dall'officina. 
                    Ricostruirla è stato come fare un salto nel tempo con 
                    tutte le difficoltà del caso, come ad esempio la quasi 
                    totale assenza di materiale iconografico visto il periodo.
 
 Si è dovuto ricostruirla in seguito a ragionamenti, 
                    oltre che ai disegni dello stato di fatto, commissionati dall'attuale 
                    proprietario a cui vanno i miei ringraziamenti per la disponibilità 
                    e cordialità dimostrata.*
 
 
 Molte piccole strutture visibili oggi, nel 1898 sicuramente 
                    non c'erano o avevano altre sembianze. Uno per tutti: gli 
                    abbaini che si trovano sul lato nord dell'abitazione e sul 
                    lato nord-ovest del capannone, sicuramente non esistevano, 
                    in quanto il primo risulta intonacato esternamente e quindi 
                    non in linea con la costruzione dell'epoca, mentre il secondo, 
                    quello del capannone, è dubbio che nel 1898 sopra un 
                    tetto in lamiera ondulata vi potesse trovare posto un abbaino 
                    in muratura.
 
 
 Questo ed altri "problemi" hanno rallentato notevolmente 
                    la costruzione del diorama, ma come era solito dire Ferrari: 
                    " la storia si fa con molta fantasia 
                    e un pizzico di verità".
 
 
 Ho cercato di alzare un pò la soglia della verità 
                    tramite ricerche mirate, anche se avrei voluto portare al 
                    100% la fantasia e rivedere tutte quelle immagini descritte 
                    da Ferrari sulla sua fanciullezza, immerso in quelle nebbie 
                    della pianura modenese di inizio secolo.
 
 
 Mi accorgo che pian piano mi sto avviando verso la via, lasciando 
                    come avamposto della casa-officina solo la tettoia per il 
                    ricovero dei rimorchi dei camion, innesto forzato per adeguare 
                    il complesso alle nuove esigenze del secolo. Un ultimo sguardo 
                    e mi immetto nella Via Paolo Ferrari, centro di Modena, una 
                    volta lontana periferia. MfB
 
 
 
 * Si ringrazia il Dott.Mario Bianchi di Modena per la concessione 
                    dei disegni.
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 La 
                    scritta che corre a metà dell'officina
 presente sul lato sud e nord
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