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          Pagina pubblicata 
        il 29.4.2007 
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 "Once upon a time".....così si potrebbe aprire 
                questo racconto che, se Peter Collins fosse ancora vivo, avrebbe 
                potuto raccontare ai suoi nipotini in una piovosa serata inglese, 
                seduti davanti al classico caminetto. Sì, c'era una volta, 
                all'interno dell'Autodromo più "sacro" e veloce 
                al mondo, una struttura, costruita sopra e in mezzo ai box, che 
                i signori di mezza età ricorderanno perfettamente, in quanto 
                immortalata da migliaia di fotografire color seppia, che oggi 
                restano riposte in qualche cassetto o in bella mostra in qualche 
                libro di automobilismo sportivo. Stiamo ovviamente parlando della 
                Direzione Corsa e relativi box di rifornimento dell'Autodromo 
                Nazionale di Monza, ristrutturati nel 1948 dopo i danni della 
                guerra che li aveva resi inservibili. Sopra i box di rifornimento, 
                vennero collocati palchetti per il pubblico e durante i grandi 
                lavori atti all'ammodernamento del complesso sportivo di Monza 
                (1955), sopra la Direzione Corsa fu installato un tabellone a 
                cartelli removibili, segnalanti il numero di gara e i nomi dei 
                concorrenti. Per aumentarne la visibilità, altri tabelloni 
                con diverse caratteristiche e dimensioni, vennero posti sopra 
                la Tribuna d'Onore, sopra i box e lungo la pista. La descrizione 
                delle opere fatte in quell'anno ci segnala la sistemazione definitiva 
                di 38 palchi a sei posti, oltre a provvedere di nuove chiusure 
                e di separazioni amovibili in rete metallica i box di rifornimento. 
                La Shell predispose due grossi serbatoi per l'erogazione rapida 
                di due diversi tipi di carburante. Inoltre furono installati apparecchi 
                antincendio centralizzati in alcuni punti del fabbricato box.
 
 
 
 
 
                   
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                    | Coppa Intereuropa 1949
 La Direzione Corsa in origine
 | Gran Premio d'Italia 1951
 La Direzione Corsa nella sua conformazione definitiva
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                    |  |  |  |  |   
                    | Altre foto d'epoca della Direzione Corsa e dei box di 
                        rifornimento
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 La Direzione Corsa ospitava un centralino con venti linee, collegate 
                ai posti di percorso, a quelli di pronto soccorso e ad altri servizi 
                interni all'Autodromo. All'interno della D.C. si trovava una grande 
                planimetria della pista con le segnalazioni, costituite dall'accendersi 
                di una lampadina, provenienti dal punto di chiamata della pista.
 Nel 1956 in funzione dei tentativi di primato, uno dei box di 
                rifornimento, il n°1, venne chiuso e opportunamente sistemato 
                a cabina cronometristi, oltre che attrezzare un locale apposito 
                con cuccette per gli addetti ai primati notturni. Inoltre un grande 
                schermo si protendeva dalla terrazza box davanti alla Direzione 
                Corsa, atto a raccogliere le segnalazioni notturne durante i tentativi 
                di primato.
 Forse per molte persone questo è privo di interesse storico, 
                ormai molto lontano dall'attuale circus della Formula Uno e ancor 
                più, molto lontano nei ricordi, ma di solito la storia 
                getta le basi per un futuro migliore.
 
 
 
 
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                La 
                  Direzione Corsa e la sezione dei box di rifornimento riproposti 
                  in questa pagina, sono figli dei lavori di adeguamento che interessarono 
                  l'Autodromo di Monza dal 1948 al 1963, anno in cui vennero abbattuti 
                  definitivamente per far posto ai nuovi box, più arretrati 
                  dalla pista dei precedenti, voluti dal Ministero del Turismo 
                  e dello Spettacolo con circolare del 30 giugno 1962, come adeguamento 
                  degli allora standard di sicurezza. 
                  Vennero così rifatti i box, ottenuti con l'abbattimento 
                  di ventiquattro box di rifornimento esistenti dal 1948; venne 
                  abbattuta la Direzione Corsa e ventidue box di rappresentanza. 
                  Stava nascendo una Monza nuova. 
 Tralasciando altre opere all'interno dell'Autodromo di Monza, 
                  già ampiamente descritte in altre pagine di questo website 
                  amatoriale, focalizziamo la nostra attenzione sul diorama, testimonianza 
                  provata di quel che "viveva" ai bordi della pista.
 
 
 
 
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                  | I disegni di progetto datati ottobre 1951 della Direzione 
                      Corsa, Box di rifornimento e tribunetta sud
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            | Sembrerà 
                strano vedere un camion della Ferrari (era l'ultimo anno di servizio 
                per il 642 N) scaricare tre Lancia-Ferrari D50 a bordo pista davanti 
                ai box di rifornimento; ma questa era l'usanza di un tempo, lontano 
                dai rigori odierni, imposti per rendere più spettacolare 
                la scena, oltre che per motivi di logica sicurezza. Le vetture 
                di solito venivano parcheggiate all'interno del "recinto 
                verifiche", posto a nord-est della Direzione Corsa riprodotta, 
                ma in casi particolari o lontani dai gran premi e gare di contorno, 
                potevano essere scaricate, revisionate e "fatte girare" 
                direttamente dai box di rifornimento, che assunsero questo nome 
                in funzione della loro utilità: essere usati solo per rifornire 
                vetture, o per piccoli lavori durante le gare. Le fotografie dell'epoca 
                ci consegnano davanti, all'interno e sopra i box, una folla enorme 
                di meccanici, piloti, dirigenti e pubblico, mischiati in una variopinta 
                e chiassosa cornice coreografica. Questa era l'atmosfera di contorno 
                al gran premio. 
 
 
 
 Il tutto scaturì avendo tra le mani due 
                disegni datati ottobre 1951, in cui si evidenziavano le opere 
                di ammodernamento di quella sezione di Autodromo. Come al solito, 
                scatta la scintilla, incominciano le ricerche delle fotografie 
                e dei testi descrittivi (non molti in questo caso) e via.....all'opera.
 Come si vedrà dai disegni originali, in scala 1/100 e 1/200, 
                le sezioni sono abbastanza dettagliate per tentare una veritiera 
                ricostruzione, in quanto sono disponibili la viste di lato, fronte 
                e pianta del costruendo edificio. La scena ricomposta evince una 
                giornata di normalità per la pista brianzola, dove una 
                Scuderia, in questo caso la Ferrari, prova tranquillamente, lontana 
                dei flash dei fotografi e dalla TV, le vetture che prenderanno 
                parte al Gran Premio d'Italia del 2 settembre 1956. Il diorama 
                ci regala dei meccanici Ferrari in rigorosa tuta marrone, intenti 
                a scaricare vetture dal camion e preparale con dei piccoli lavoretti 
                di manutenzione ai giri di pista in versione prova, ai quali le 
                vetture erano soggette. Direttore delle operazioni è Eraldo 
                Sculati, DS Ferrari in quell'anno, mentre due (Castellotti e Musso) 
                dei cinque piloti che parteciparono poi alla gara, discutono la 
                migliore tattica per abbordare in piena velocità la prima 
                curva nord dell'anello di Alta Velocità, che come già 
                detto, provocherà un'ecatombe di pneumatici e sospensioni.
 
 
 
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                    | Anni 
                        60 - Si noti la bisarca Ferrari parcheggiata a bordopista con Surtees, Ferrari e alcuni meccanici prima delle 
                        prove
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 All'interno della Direzione Corsa, alcuni commissari 
                preparano la documentazione in vista del prossimo gran premio, 
                osservando con occhio critico quello che aviene a bordo pista. 
                Dalla grande vetrata si potevano osservare le vetture uscire dalla 
                parabolica o dalla curva sud dell'Anello, percorrere tutto il 
                rettifilo e scomparire dietro le piante al Curvone di Biassono. 
                Intanto nella terrazza sopra i box, personale dell'Autodromo sistema 
                sui palchetti le sedie pronte a ricevere i tifosi stanchi del 
                continuo alza-siedi per vedere vetture e piloti fermarsi e poi 
                ripartire. Ovviamente i classici cartelli rotondi con i nomi di 
                squadre e piloti, sistemati sopra ogni box, sono visibili solo 
                nei giorni del gran premio. Il diorama ha dimensioni di 990 mm 
                per 400 mm di base e 350 mm di altezza. Durante tutta la ricerca 
                e la successiva costruzione, durata tre mesi, sono emerse centinaia 
                di fotografie degli anni 50-60 dell'Autodromo di Monza, fotografie 
                che non possono che riportare i ricordi indietro nel tempo, un 
                tempo epico, fatto di veri "cavalieri del rischio", 
                non assistiti da tutta l'elettronica odierna, ma con una carica 
                umana e passionale davvero ineguagliabile ai giorni nostri. Purtroppo 
                il rovescio della medaglia fu il prezzo pagato in vite umane per 
                questo sport, a volte esasperato, a volte incoscente, ma pur sempre 
                uno sport che ti coinvolge dalla testa ai piedi.
 
 
 
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                La settima e ultima gara del Campionato del Mondo di F1-1956, 
                si svolge sulla pista brianzola dell'Autodromo Nazionale di Monza, 
                gara che ha il compito di assegnare il titolo al favorito Juan 
                Manuel Fangio, con le tre vittorie al suo attivo ( Argentina, 
                Inghilterra e Germania) e con un totale di 30 punti. Il secondo 
                posto è occupato da un altro ferrarista, Peter 
                Collins con 22 punti, forte delle vittorie nei gran premi 
                di Belgio e Francia. Al terzo posto con 17 punti l'inglese Stirling 
                Moss, che corre per i colori della Maserati, con il solo 
                gran premio di Monaco al suo attivo, ma con diversi piazzamenti 
                a podio.
 
 La squadra Ferrari composta da: Fangio, Castellotti, Musso, Collins 
                e il Marchese de Portago, schiera cinque delle sei Lancia-Ferrari 
                D50 ricevute in dono l'anno prima da Gianni Lancia. E' doveroso, 
                prima di continuare con la storia del Gran Premio d'Italia, corso 
                a Monza il 2 settembre 1956 (segue sotto), 
                ripercorrere la storia di questa vettura e della sua acquisizione 
                da parte della Casa di Maranello.
 
 
 
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 E' il 26 luglio 1955 e in Via Caraglio a Torino 
                c'è un gran fermento. Meccanici, tecnici, giornalisti e 
                persino la TV, convocati per un evento eccezionale, forse unico 
                nella storia delle vetture da gran premio. I camion della Scuderia 
                Lancia e Ferrari sono parcheggiati nel cortile, pronti a caricare 
                sei Lancia D50 e decine di casse di materiale con destinazione 
                Maranello. Un laconico comunicato stampa precede il "grande 
                regalo" che Gianni Lancia fa a Enzo Ferrari: " La 
                Scuderia Lancia, in seguito alla morte del suo capitano, Alberto 
                Ascari, ha disposto di sospendere la sua attività agonistica. 
                Il pilota Eugenio Castellotti ha richiesto di poter partecipare, 
                a titolo personale, al Gran Premio di Spa e l'Ing. Gianni Lancia, 
                prima di imbarcarsi per l'America, gli ha concesso vettura e assistenza". 
                E' il seguito di una tragedia consumatasi all'Autodromo di Monza 
                solo due mesi prima,  o 
                è un'abdicazione a seguito delle forti e continue pressioni, 
                fino all'allontanamento dalla fabbrica e dall'Ialia dello stesso 
                Gianni Lancia, costretto a subire da parte della Famiglia a seguito 
                della non florida situazione finanziaria e della poca fiducia 
                nelle macchine da gran premio, un prezzo non voluto.
 
 
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                Tra 
                i presenti alla "cerimonia", spiccano i nomi dell'Avvocato 
                Domenico Jappelli e del Cav.Attilio Pasquarelli, delegati dalla 
                Casa Lancia alla consegna materiale delle vetture; Vittorio Jano, 
                progettista della Lancia D50 e il Dr. Gino Pestelli dell'Ufficio 
                Stampa della Fiat, che curò la necessaria pubblicità 
                dell'evento. Un solo grande assente, come nel suo stile: Enzo 
                Ferrari, che con quella donazione, si trovava quasi risolta una 
                situazione di buio tecnico che stava attraversando la Casa di 
                Maranello nel 1955, avendo in "regalo" anche Vittorio 
                Jano, legato alla Lancia da un contratto ancora attivo. Tutta 
                l'operazione era stata organizzata per sottrarre l'acquisto della 
                Lancia da parte della tedesca Mercedes. Fu l'allora Presidente 
                dell'ACI, il principe Filippo Caracciolo di Castagneto, suocero 
                dell'Avv.Agnelli, che interessò la Fiat all'"affare" 
                Lancia. L'accordo prevedeva queste clausole: Lancia dava tutto 
                il materiale della Squadra corse alla Ferrari (in questo modo 
                veniva esclusa automaticamente la Mercedes) e la Fiat si impegnava 
                a fornire un consistente contributo finanziario alla Ferrari, 
                diluito in cinque anni. Furono le basi di una collaborazione che 
                si concluse poi quattordici anni dopo con l'accordo Fiat-Ferrari 
                del giugno 1969.
 
                  In 
                origine la D50 fu voluta fortemente da Gianni Lancia nell'agosto 
                del 1953, affidandone il progetto a Vittorio Jano. Il 20 febbraio 
                1954 avvenne il primo collaudo all'aeroporto di Caselle presso 
                Torino, con l'idea di fare debuttare la vettura nel Gran Premio 
                di Francia di quell'anno. Ma il battesimo della pista la nuova 
                vettura l'ebbe solo a fine campionato 1954, esattamente nel Gran 
                Premio di Spagna, dove Alberto Ascari, che aveva firmato con la 
                Lancia un contratto biennale (1 gennaio 1954 - 31 dicembre 1955) 
                assieme all'amico-rivale Luigi Villoresi, dopo avere fatto registrare 
                la pole position, fu costretto al ritiro per un'infiltrazione 
                di olio nella frizione. La vettura era dotata di un motore 8 cilindri 
                a V di 90°; 76 mm di alessaggio per 
                88 mm di corsa e una cilindrata totale di 2486 cc., che sviluppava 
                250 CV a 8100 giri/minuto, progettato da Ettore Zaccone Mina. 
                A questo primo motore ne seguì un secondo denominato D50 
                Corsa Lunga, con alesaggio di 73 mm e corsa di 74 mm. Caratteristica 
                fondamentale ideata da Jano, era la soluzione studiata per i due 
                serbatoi laterali della vettura: (quello destro conteneva esclusivamente 
                carburante, mentre quello di sinistra conteneva carburante solo 
                nella parte terminale, mentre anteriormente era alloggiato il 
                serbatoio dell'olio), che offrivano notevoli vantaggi nel miglioramento 
                del Cx, coefficiente aerodinamico indispensabile in una vettura 
                da corsa. Il vero problema fu che a serbatoi pieni, la D50 si 
                comportava egregiamente sotto il profilo della stabilità 
                in pista, ma man mano che i serbatoi si svuotavano, questo effetto 
                diminuiva in maniera proporzionale allo svuotamento stesso. 
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                    | Gianni 
                        Lancia con la Signora Lancia   | 20 
                        febbraio 1954 Primo collaudo della D50 alla
 presenza di Gianni Lancia
 | Torino, 
                        26 luglio 1955  |   
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                    | Torino, 
                        26 luglio 1955  | Torino, 
                        26 luglio 1955  | Modena, 
                        2 agosto 1955 Ferrari, Jano e Farina gurdano
 Trintignant provare la D50
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                    | Sezioni 
                        del motore della Lancia D50 |  
 
 Ferrari, con la supervisione di Vittorio Jano e Luigi Bazzi, nel 
                1956 apportò modifiche alla D50, aumentandone l'alesaggio 
                a 76 mm e diminuendo la corsa a 68,5 mm, 
                con 
                un incremento di potenza a 265 CV a 8000 giri/minuto. La vettura 
                divenne in questo modo Lancia-Ferrari D50. Inoltre arretrò 
                il serbatoio in coda alla vettura per una complessiva capienza 
                di 190 litri. L'unico 
                vero problema di questa vettura è che la macchina era stata 
                concepita per ricevere pneumatici Pirelli, Casa con cui Lancia 
                era legata, mentre Ferrari sulle sue vetture, da contratto, montava 
                pneumatici Englebert. Il fatto causò non pochi problemi 
                ai piloti specialmente sull'Anello di Alta Velocità del 
                circuito monzese.
 
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                Chiusa 
                la parentesi della consegna delle D50 alla Ferrari, ritorniamo 
                al GP d'Italia del 1956. La griglia di partenza era così 
                composta, con tempi in prova che andavano dai 2'42"6 di Fangio, 
                ai 3'13"08 di Andrè Simon su Simca-Gordini:
                
               
                 
                  | 3° 
                      - L.MussoLancia-Ferrari
 | 2° 
                      - E.CastellottiLancia-Ferrari
 | 1° 
                      - J.M.FangioLancia Ferrari
 |   
                  | 6° 
                      - S.MossMaserati
 | 5° 
                      - J.BehraMaserati
 | 4° 
                      - P.TaruffiVanwall
 |   
                  | 9° 
                      - A.de PortagoLancia-Ferrari
 | 8° 
                      - L.VilloresiMaserati
 | 7° 
                      - P.CollinsLancia-Ferrari
 |   
                  | 12° 
                      - U.MaglioliMaserati
 | 11° 
                      - M.TrintignantVanwall
 | 10° 
                      - H.SchellVanwall
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                  | 15° 
                      - J.FairmanConnaught
 | 14° 
                      - L.PiottiMaserati
 | 13° 
                      - R.SalvadoriMaserati
 |   
                  | 18° 
                      - E.de GraffenriedMaserati
 | 17° 
                      - P.GodiaMaserati
 | 16° 
                      - G.GeriniMaserati
 |   
                  | 21° 
                      - B.HalfordMaserati
 | 20° 
                      - R.da SilvaSimca-Gordini
 | 19° 
                      - L.LestonConnaught
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                  | 24° 
                      - A.SimonSimca-Gordini
 | 23° 
                      - R.FlockhartConnaught
 | 22° 
                      - R.ManzonSimca-Gordini
 |  
 Al via scatta al comando Eugenio Castellotti, seguito da Luigi 
                Musso, entrambi su Lancia-Ferrari D50. La loro fuga è breve, 
                in quanto al quarto giro sono costretti ad una sosta ai box per 
                la sostituzione del pneumatico della ruota posteriore sinistra, 
                deteriorata sulle veloci curve sopraelevate dell'Anello di Alta 
                Velocità. Manuel Fangio si ritrova a condurre la corsa, 
                ma la felicità dell'argentino è breve, in quanto 
                già al giro successivo viene raggiunto e superato da Moss 
                e da Harry Schell. La 
                media dei ritiri in gara è notevole, viste le forti sollecitazioni 
                e vibrazioni trasmesse alle vetture dalle curve sopraelevate.
 
 
 
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                    | Nell'ordine 
                        al via:Musso, Castellotti e Fangio
 | Primo 
                        piano di Musso | Primo 
                        piano di Fangio seguito da Collins e da Moss | Juan 
                        Manuel Fangio |   
                    |  
                         |  |  
                         |  |   
                    |  |  |  |  |   
                    | Castellotti 
                        in prova | Castellotti 
                        al 4°giro  | De 
                        Portago (30) insegue Behra (32) su Maserati
 | Collins 
                        cede la vettura a Fangio
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                    |  |  |   
            | In quindici giri si registrarono ben otto ritiri. Inizia al 
                3° giro Ramos da Silva con la rottura del motore della 
                sua Simca-Gordini, seguito al 6° da Alfonso de Portago e Les 
                Leston con rottura delle sospensioni. Il ritmo sempre più 
                frenetico mette ko al 7° giro anche Robert Manzon su Simca-Gordini 
                con la rottura del cambio, seguito sempre al 7° giro da Luigi 
                Villoresi su Maserati, anche lui con rottura del motore. Castellotti 
                al 9° giro si ritira per rottura dello sterzo; Taruffi al 
                12° e Maurice Trintignant al 13° giro per rottura delle 
                sospensioni. La saga dei ritiri continua al 16° giro con Halford, 
                al 20° giro Fangio (prenderà la vettura di Collins), 
                Behra al 23° giro, Schell 32°, Maglioli-Behra 42° 
                e infine Luigi Musso al 47° giro.
 Con Moss che conduceva la gara, al 20° giro il colpo di scena: 
                Fangio incomincia ad accusare noie allo sterzo e al motore ed 
                è costretto ad una prima fermata ai box di rifornimento, 
                seguito a ruota anche da Harry Schell per rottura delle sospensioni. 
                Sono solo 27 i giri compiuti e Moss si ritrova solo in testa alla 
                gara, con Luigi Musso a 30" e Peter Collins ad oltre un minuto. 
                Manuel Fangio si dispera seduto sul muretto dei box, vedendo in 
                Collins un nemico potenziale che, in caso di vittoria, avrebbe 
                potuto costare il titolo di campione del mondo. L'ordine di scuderia 
                arrivò perentorio: "fermate Musso", ma il "romano" 
                nazionale non si curò affatto delle segnalazioni ricevute 
                dai box e continuò il suo gran premio, benchè fermatosi 
                in regime di segnalazioni per sostituire gli pneumatici. Al 32° 
                giro Peter Collins ferma la sua vettura ai box, scende e si porta 
                verso Fangio, pregandolo di salire sulla sua D50 e finire vittorioso 
                la gara. La storia non ci consegna se fu un gesto spontaneo o 
                un ordine dai box, con sommo regista Enzo Ferrari. Sta di fatto 
                che Fangio riparte di gran carica, terzo ad un minuto da Luigi 
                Musso e a due da Moss. Siamo al 45° giro ed un'altro colpo 
                di scena si registra all'interno dell'Autodromo. Gran fermento 
                ai box Maserati per il lento rientro di Stirling Moss, che dopo 
                avere bucato i serbatoi della benzina, si ritrova a corto di carburante 
                e non più in lotta per la prima posizione. Luigi Musso 
                è primo, ma il pilota romano a poco di cui gioire. Infatti 
                due giri dopo, al 47°, si ferma ai box in preda allo sconforto 
                e alle lacrime; la ruota anteriore sinistra della sua D50 è 
                quasi bloccata, causando l'anticipato e drammatico ritiro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 Intanto Moss si è rimesso in gara e adesso 
                conduce il gran premio d'Italia con un netto vantaggio sul secondo 
                a tal punto che dai box gli segnalano di rallentare per preservare 
                la vettura da spiacevoli contrattempi. Moss obbedisce ed alla 
                fine del gran premio taglia il traguardo con soli 5" di vantaggio 
                su Manuel Fangio, Campione del Mondo Conduttori 1956, titolo ottenuto 
                grazie anche ad un gesto nobile di Peter Collins. GFossati
 
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                  | P | Pilota/Vettura | Giri | P | Pilota/Vettura | Giri |   
                  | 1° |  
                      S.Moss - Maserati2h23'41"3/10
 | 50 
                       | 7° | E.de 
                      Graffenried - Maserati | 46 |   
                  | 2° | Collins/Fangio 
                      - L.F.D50
 | 50 
                       | 8° | Castellotti/Fangio 
                      - L.F.D50 | 46 |   
                  | 3° | R.Flockhart 
                      - Connaught
 | 49 
                       | 9° | A.Simon 
                      - Simca/Gordini | 45 |   
                  | 4° | P.Godia 
                      - Maserati
 | 49 
                       | 10° | G.Gerini 
                      - Maserati | 42 |   
                  | 5° | J.fairman 
                      - Connaught
 | 47 
                       | 11° | R.Salvadori 
                      - Maserati | 41 |   
                  | 6° | L.Piotti 
                      - Maserati
 | 47 
                       | Giro 
                      più veloce: S.Moss in 2'45"5 - Media 218,066 
                      Km/h  |   
 
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            | Modelli 
              impiegati nel diorama: 
 Lancia-Ferrari D50 - Brumm - ref. BRU R076 - modifica MfB
 Fiat 642 N - Kit Tron - montaggio MfB
 Figurini: Denizen
 
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