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 Ferrari 1959: la fabbrica dei sogni - Modelfoxbrianza.it



Visitare la Ferrari è sempre stato il sogno ambito da tutti gli appassionati di automobilismo e in particolar modo quelli della Casa di Maranello, alla ricerca di un particolare, di un dettaglio che dall'interno potesse far capire il perchè del Mito e dell'inossidabilità di questa grande azienda fondata da un Uomo che si riteneva, forse con un pizzico di civetteria un "artigiano". Correva l'anno 1959, esattamente cinquant'anni fa e l'azienda "artigiana" produceva circa 248 vetture (fonte: Ferrari 1947-2007 - vol.1 1947-1976 - L'opera e il sogno - RCS Editore), curate nei dettagli in maniera puntigliosa. Ma in Enzo Ferrari cominciava a farsi strada e questo già da qualche anno, l'idea di una organizzazione della produzione aziendale, raccogliendo il pensiero dell'americano Frederik Taylor (taylorismo), pensiero che disciplinava tecniche di lavoro, raccolto già da inizio XX secolo da Henry Ford con la Ford T, vettura prodotta in quasi quindici milioni di esemplari. Con il "fordismo", termine coniato da Antonio Gramsci, si intendeva intensificare il ritmo di lavoro al fine di aumentarne la produzione. Chiusa questa parentesi sulla nascita della produzione in ambiente automobilistico, torniamo a Ferrari e alla Ferrari. Il 1959 per Enzo Ferrari conclude un quadriennio di sofferenze con la perdita di Dino nel giugno 1956, la prematura morte di Eugenio Castellotti e di Alfonso De Portago nel 1957 (resterà sotto accusa fino al 1961 per la strage di Guidizzolo, risultando poi non colpevole per i fatti accaduti) e di Musso e Collins nel 1958. Ma il 1958 è anche l'anno del Campionato del Mondo Conduttori, vinto dall'inglese Mike Hawthorn.
In quegli anni era costume che personaggi importanti quali Sovrani, Capi di Stato e personaggi del Jet Set, si recassero direttamente a Maranello per acquistare una Ferrari e assieme al contratto di acquisto, si poteva ottenere una visita ai reparti dell'azienda, accompagnati da Enzo Ferrari in persona. Le richieste di vetture aumentarono, così Ferrari nel 1963 decise di ampliare le linee di montaggio, aumentando anche il volume della fabbrica. Nelle nuove linee di montaggio, le vetture venivano poste tramite argano sul ponte realizzato in tubolare e incominciavano la parte di finitura dell'allestimento, appoggiate a carrelli che scorrevano su due binari, spinte a mano dagli addetti, e posizionati in mezzo al ponte stesso, fino a giungere all'estremità del ponte, dove venivano montati gli pneumatici e a quel punto della lavorazione, la vettura poteva essere guidata giù dallo scivolo, liberando il carrellino sottostante che tramite gli appositi binari, tornava sulla pavimentazione, pronto ad essere riportato in coda al ponte e pronto a sorreggere una nuova vettura. Il tutto era artigianale ma molto funzionale e proponeva una produzione limitata nel numero di vetture, ma di altissima qualità nel prodotto costruito e a questo Enzo Ferrari teneva molto. Ovviamente le vetture Sport, le F1 e F2 seguivano lavorazioni in zone differenti della fabbrica, dovute al loro alto grado di riservatezza e anche in quel caso come giusto che sia stato, Enzo Ferrari giudicava chi poteva e chi non poteva accedere ai reparti per la visita di "cortesia".




Foto tratta da: Maranello Ferrari e... la sua gente - Gianni Rogliatti - Puntografico S.p.A.
 
Linea di montaggio 1962
Linea di montaggio 1963
Linea di montaggio 1963
Linea di assemblamento motori 1957
Linea di montaggio 1962
© Ferrari S.p.A.
Linea di montaggio 1963
© Ferrari S.p.A.
Linea di montaggio 1963
© Ferrari S.p.A.
Linea di assemblaggio motori 1957
© Ferrari S.p.A.
 
 
 
 
Il Diorama in costruzione
 
Realizzazione del tetto in cartone (eternit)
Parte interna del reparto
Parte esterna del reparto
Realizzazione del tetto in cartone (eternit)(fig.1)
Parte interna del reparto (fig.2)
Parte esterna del reparto (fig.3)
 
Vista del modello in costruzione
Particolare della finestratura
Prove per l'ingombro del ponte
Particolare della finestratura (fig.3a)
Vista del modello in costruzione (fig.4)
Prove per l'ingombro del ponte (fig.5)
 
Realizzazione del ponte
Prova del ponte nella sezione di capannone
Prove di allineamento ponte
Realizzazione del ponte (fig.6)
Prova del ponte nella sezione di capannone (fig.7)
Prove di allineamento ponte (fig.8)
 
Realizzazione della slitta
Realizzazione macchina utensile Ferrari
Realizzazione tornio e trapano
Realizzazione della slitta (fig.9)
Rettificatrice Ferrari (fig.10)
Tornio e trapano (fig.11)
Tornio e trapano (fig.12)



Il Diorama finito

Nota: i riferimenti alle figure sono riferite al diorama in costruzione.

     
Come sempre lo spunto viene dato da una fotografia d'epoca, una fotografia in bianco e nero che ti costringe a fissarla e rifissarla innumerevoli volte, nel tentativo di carpire le parti nascoste all'occhio del fotografo impegnato ad immortalare un insieme di immagini, di momenti che creeranno poi la fotografia da tramandare. Ebbene questa fotografia mi ha fatto intravedere tanta accuratezza nella realizzazione di una vettura Ferrari, assemblata su un ponte costruito da tubolari in ferro e delle assi di legno come pavimento. L'idea era quella di dare un insieme che comprendesse il capannone, il ponte e l'interno della fabbrica, dando le giuste proporzioni in scala 1/43 ad una scena priva di disegni di riferimento, quindi di quote su cui poter lavorare. In questi casi viene incontro l'unico vecchio sistema di quotatura: scegliere un oggetto nella foto di cui si potrà poi avere le quote esatte e applicarle al resto della fotografia. Per maggiori informazioni sulla tecnica di realizzazione di un diorama, si prega visitare questa pagina.
     
La prima cosa è stata quella di scegliere le misure di massima del diorama, scelte in base alle vetture che si devono mettere sul ponte. Fatto questo si è passati alla costruzione della sezione di capannone che a opera finita avrebbe dovuto mostrare i due lati ricostruiti.(fig 2, 3 e 3a), dopo averne tracciato il disegno su carta e stabilite le varie proporzioni tra colonnato interno e finestratura inferiore e superiore (fig.2).
     
Il tetto è stato ricoperto con cartone ondulato opportunamente trattato, cercando di riprodurre fedelmente l'eternit, materiale molto in voga per le coperture di grossi opifici e capannoni industriali (fig.1). Costruita la sezione del capannone, si è passati al secondo step, la verniciatura, dopo avere passato una mano di gesso liquido sul cartone usato per la costruzione ed avere opportunamente preparato una dima di tenuta perchè dopo la verniciatura finale eseguita con aerografo, la struttura non si "imbarcasse" rendendo vano tutto il lavoro (fig.4).
     
Costruita la sezione della fabbrica, si è passati allo studio per il relativo posizionamento del ponte e dello scivolo vetture (fig.5) progettati per evidenziare l'ingombro all'interno del diorama, che sarebbe poi stato il fulcro del diorama stesso. Trovato il compromesso di quote, si è passati alla fase più delicata: la costruzione vera e propria del ponte (fig.6). Per non appesantire l'opera e per velocizzarne la costruzione si è scelto come materiale il legno, con sezioni da 1 mm. a 2 mm (fig.9), avvicinandosi così il più possibile alle sezioni veritiere nella scala reale. Come prima cosa si è costruita una dima con gli interassi orizzontale e verticali richiesti dalla fotografia, disegnando su cartone le varie sezioni, in modo da rendere speculare lato destro e lato sinistro del ponte (fig.7)e trovare poi una squadra esatta di 90° una volta unite le due fiancate.
     
Ma il ponte non era lineare dall'inizio alla fine, in quanto nella parte finale (fig.8 e fig.9), quella vicino alla slitta di discesa, si trovava una differenza di quota, in modo che le vetture, una volta montati gli pneumatici, arrivassero in linea con gli assi del ponte e del successivo scivolo, liberando così il carrellino di trasporto sottostante che, per mezzo di un binario centrale al ponte, ritornava a quota zero e quindi veniva riportato in coda, pronto per accogliere un'altra autovettura per l'iter di completamento.
     
Costruita la sezione del capannone e del ponte, non rimaneva che dare vita tramite vetture e personaggi in scala. Però una fabbrica ha anche dei macchinari per le lavorazioni e quindi perchè non autocostruirli in casa? Scattano le ricerche via Internet alla ricerca di immagini d'epoca che ritraessero torni, trapani, rettificatrici ecc...
     
Rettificatrici?! Ma la Ferrari prima del 1947 non le costruiva su licenza tedesca? Viene in aiuto il libro "Maranello Ferrari e la sua gente" dell'amico scrittore e profondo conoscitore del mondo Ferrari Gianni Rogliatti, dove in una pagina del libro si trova la fotografia e la brochure della rettificatrice in oggetto (fig.10). Balsa, plasticard, alluminio e una dose infinita di buona volontà permettono la ricostruzione in scala della famosa rettificatrice, come del tornio e dei due trapani visibili nel diorama (fig.11 e fig.12).
     
Tutti gli arredi d'officina sono stati realizzati su fotografie dell'epoca e appoggiati sotto le doppie finestre, avendo cura di aggiungere morse autocostruite, vari attrezzi e parti meccaniche delle vetture in allestimento. Oltre alla figura di Enzo Ferrari e dei suoi illustri ospiti, per fare vivere il diorama, vi trovano posto altri 25 personaggi tra visitatori e meccanici, oltre a quattro vetture naturalmente Ferrari.
     
In conclusione il quadro d'insieme del diorama rimanda con la memoria ad una industria "artigiana", dove venivano prodotte vetture di altissima qualità e dove era costume, per chi ne aveva titolo, visitare i reparti con Ferrari in persona, con o senza "anticamera".
     


Un particolare ringraziamento a:
Riccardo Andreoni di Ferrari S.p.A. - Centro Documentazione.
Jacopo Gessa e Sara Lasagni di LaPresse S.p.A.


Modelli presenti nel diorama:

Ferrari 250 California
- scala 1/43 - Edicola Fabbri
Ferrari 250 GT Berlinetta- scala 1/43 - Edicola Fabbri
Ferrari 250 California - scala 1/43 - Idea 3
Figurini scala 1/43: Tron - Denizen - Phoenix
 







Bibliografia


pagina pubblicata il 8/05/2009





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