Breve
storia dell'Autodromo di Monza dal 1922 agli anni '70
E' doveroso prima di parlare di curve sopraelevate, proporre
alcuni cenni storici inerenti l'Autodromo Nazionale di Monza.
Estate 1922: i lavori per la conclusione del tracciato
che poi sarà definito "il più veloce del
mondo" stanno per essere ultimati. Ora dopo Brooklands
e Indianapolis, anche l'Italia avrà il suo circuito permanente
dove disputare il gran premio nazionale.
Ma un passo indietro è d'obbligo
in questo caso: l'impianto sportivo che si andrà a costruire,
è frutto neanche a farlo apposta della "disfatta"
italiana al Primo Gran Premio d'Italia, tenutosi a Brescia l'anno
precedente. In quella occasione la Fiat di Wagner si classificò
solo al terzo posto dietro le due Ballot di Goux e Chassagne.
Da più parti si alzò il grido che le nostre vetture
non ebbero la possibilità di provare su un circuito che
si prestasse a elevate velocità e questo grido venne
raccolto dall'Automobil Club di Milano attraverso il suo consigliere
e delegato presso l'A.C.I. Arturo Mercanti
e il presidente, senatore Silvio Crespi. Si
cominciò con il fondare una società che gestisse
in toto tutte le future faccende legate al nuovo autodromo e
il 17 gennaio 1922, venne annunciata la costituzione della S.I.A.S.
(Società Incremento Automobilismo e dello Sport), che
ebbe la concessione di una parte del Parco Reale di Monza. Il
Senatore Crespi nel discorso di presentazione, dichiare che
" per vincere in una gara automobilistica, non basta
costruire una macchina perfetta, bisogna poterla provare. Infatti,
la sconfitta dei colori italiani sul Circuito di Brescia è
in gran parte attribuita alla mancanza di mezzi per provare
seriamente e modernamente le macchine"...(omissis).
Non potevano esserci parole più chiare.
Il progetto venne affidato ad Arturo Mercanti, ed all'Ing.
Piero Puricelli, che realizzò il primo progetto
comprendente un anello di alta velocità e
un tracciato stradale, raccordati per poter essere usati in
maniera contemporanea, con uno sviluppo pista di 14 km e se
ne occupò anche della costruzione materiale dell'opera.
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l
progetto originario dell'Ing.Puricelli - 1922 |
La
planimetria dell'Autodromo di Monza nel 1922 |
Il
26 febbraio 1922 venne tracciato il primo solco ad opera di
Vincenzo Lancia e Felice Nazzaro, piloti in auge
in quegli anni.
Come si vedrà poi, i guai per l'Autodromo di Monza incominciarono
subito: infatti due giorni dopo "il solco", il Ministero
alla Pubblica Istruzione per voce del suo sottosegretario, bloccava
i lavori non ancora incominciati per ragioni" di valore
artistico, monumentale e di conservazione del paesaggio".
Dopo varie proteste degli addetti ai lavori, finalmente nel
mese di aprile, Roma diede il "via libera" a patto
che il progetto originario venga cambiato. L'Ing.Puricelli preparò
un secondo progetto, comprendente sempre due piste combinate,
una stradale di 5500 metri con larghezza variabile da
7,5 a 9,5 metri ed un Anello di Alta Velocità
lungo 4500 metri e largo 12 metri, che comprendeva
due rettilinei di 1070 metri ciascuno e due curve sopraelevate
appoggiate su terrapieno, riducendone il tracciato complessivo
rispetto al primo progetto a 10 km e incrociandone il
tracciato all'altezza della Curva Nord della pista di Alta Velocità.
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Curva
sopraelevata degli anni 20/30 |
Retro
della cartolina spedita nel 1922 |
L'Autodromo
di Monza venne completato e reso agibile in 110 giorni e tre
Fiat "803"il 20 agosto del 1922, erano pronte a provare
la nuova pista.
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La
prima vera gara fu disputata il 3 settembre 1922 denominata
"Gran Premio delle Vetturette", mentre il 10 settembre
si disputò il Gran Premio d'Italia, suddiviso in categorie
che coprivano distanze di 10 ore, 5 ore e 500 km.
Dopo
l'incidente del 1928 in cui perse la vita Emilio Materassi
oltre a 27 spettatori, il Gran Premio d'Italia del
1929 non venne disputato. Al suo posto si disputò il
Gran Premio di Monza, corsa che suddivise le vetture partecipanti
in tre classi: 1500, 3000 e oltre 3000 cc. e che utilizzo il
solo Anello di Alta Velocità.
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La
copertina della Domenica del Corriere del 1922 |
Per
poter usufruire del vecchio tracciato senza sfidare le ire pubbliche
dopo l'incidente di Materassi, Vincenzo Florio, allora
presidente della Commissione Sportiva Automobilistica, introdusse
un raccordo che prese il suo nome (Circuito Florio),
usato negli anni '30 . In pratica si collegavano i due rettifili
est dell'autodromo: quello interno del circuito stradale e il
rettilineo Est dell'Anello di Alta Velocità, con un vialetto
lungo 300 metri.
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Circuito Florio |
Certificato di Prova
dell'Autodromo Nazionale di Monza |
Planimetria
datata 1939
con i nuovi lavori |
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Monza
era veloce, troppo veloce e la fama di "tempio della
velocità" preoccupò gli organizzatori
che nel 1934 introdussero un nuovo tracciato che ridusse la
velocità di 70 km ora. In quella edizione si corse in
senso antiorario per uno sviluppo di 4310 metri, comprendendo
il rettifilo tribune, la curvetta, il raccordo Florio e la Curva
sopraelevata Sud, con l'aggiunta di due varianti nei due sensi
di marcia. |
La
prima "scomparsa" dell'Anello di Alta Velocità
è datata 1938, dove oltre all'anello stesso, scomparvero
dalla planimetria dell'Autodromo il rettifilo centrale e la
curvetta Sud, demoliti come nel caso dell'Anello o trasformati
nel caso della curvetta Sud. Il 1955 segnò per l'Autodromo
di Monza l'anno che sarà ricordato come l'anno delle
trasformazioni. I sempre più frequenti tentativi di record
della velocità, imposero la ricostruzione dell'Anello
di Alta Velocità sulle ceneri di quello abbattuto nel
1938.
Il
progetto venne curato dagli ingegneri Antonino Berti
e Aldo Di Rienzo e riportava esattamente il tracciato
del catino di alta velocità nella parte Nord dell'impianto,
mentre a Sud, la Curva veniva arretrata per consentire il passaggio
del pubblico provenienti dall'ingresso del Viale Mirabello.
Una
immagine di altri tempi |
Curva
Nord percorsa
in senso antiorario |
Lavori
di costruzione del
Catino di Alta Velocità |
Lo studio degli ingegneri si indirizzò ad una pista sopraelevata
con caratteristiche di velocità elevate e condizioni
di marcia uniformi su tutto il "catino".
Lo studio portò al progetto di un "catino"
di 4250 metri di sviluppo, comprendente due rettifili di 875
metri e due curve sopraelevate aventi sviluppo, raccordi
compresi, di 1250 metri ciascuna con raggi differenti:
a Nord il raggio era di 318 metri, mentre a Sud era di
312 metri. L'idea era quella che le curve fossero affrontate
senza cambi di marcia e quindi si ricorse ad una inclinazione
trasversale dell'80% calcolata sul bordo esterno della
curva, corrispondente ad una inclinazione di 38°40'
calcolato sul piano orizzontale. L'ottenimento di questa pendenza
fu possibile suddividendo i 12 metri di pista in cinque fasce
aventi larghezze e inclinazioni progressive dalla base verso
il bordo della stessa e così suddivise:
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Sezione
e inclinazione espressa in gradi delle curve sopraelevate
1a
sezione |
mt.1,75 |
12% |
2a
sezione |
mt.1,95 |
29% |
3a
sezione |
mt.2,25 |
46% |
4a
sezione |
mt.2,70 |
63% |
5a
sezione |
mt.3,35 |
80% |
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Il
disegno della sezione della Curva Nord dell'Anello (ModelfoxBrianza) |
Vista
la struttura delle due curve, gli ingegneri ricorsero alla stessa
soletta in calcestruzzo come manto stradale e rivestimento bituminoso
per i due rettifili dell'Anello. Sul bordo alto del "catino"
venne posto un guard rail in acciaio rinforzato poggiante su
supporti elastici. Alla fine lavori il tracciato stradale più
il tracciato dell'Anello davano una distanza totale da percorrere
pari a 10 km.
Planimetria
dell'Anello di Alta Velocità |
Sezione
della Curva sopraelevata SUD |
Sezione
della Curva NORD |
Vennero
realizzate 14 torrette di segnalazione distribuite sul percorso
di cui 7 sull'Anello di Alta Velocità. Costruite in ferro,
poggiavano su una base di cemento armato eretta sul profilo
superiore della pista. Da quel punto strategico di osservazione,
tecnici Rai, addetti alle segnalazioni tempi manuali e fotografi,
avevano un ottimo punto di osservazione, sistemati nei due piani
di cui era composta la torretta. Una scaletta interna li metteva
in comunicazione. Inoltre l'Anello nel 1956 venne dotato di
impianto di illuminazione a filo pavimentazione. Le lampade,
chiamate singolarmente "marmotte", avevano
un diametro di 10 cm ed erano incassate a filo pavimentazione
nel bordo alto della pista.
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L'impianto
nella nuova conformazione, ebbe il battesimo durante il Gran
Premio d'Italia del 1955 su una distanza di 50 giri, pari a
500 km e subito dopo la gara si evidenziarono problemi di "sollecitazioni"
e guasti meccanici riportati dalle vetture, che indussero i
piloti a disertare l'anello nelle edizioni 1957, 1958 e 1959.
L'Automobil Club Italiano corse ai ripari e nel 1957
e 1958, venne organizzata la 500
Miglia di Monza - Trofeo dei Due Mondi, formula USAC,
trofeo offerto dalla Città di Monza e abbinato alla 500
Miglia di Indianapolis, in collaborazione con l'United States
Auto Club e l'Indianapolis Speedway Corporation, gara articolata
su tre manches, denominate: Premio Esso, Premio Mobil
e Premio Shell per un totale di 189 giri.
Nel
1961 si svolse l'ultimo Gran Premio d'Italia che comprendeva
anche l'Anello di Alta Velocità sul tracciato di 10 km
ed a seguito dell'incidente
mortale che ha coinvolto Von Trips e 14 spettatori, il Ministero
del Turismo e dello Spettacolo, emanò nuove regole protettive
a cui il circuito brianzolo dovette adeguarsi.
Il 25 aprile 1965, le curve sopraelevate ricevettero l'attenzione
della prima 1000 km di Monza, gara di fondo da ripetersi
per 100 giri sul tracciato completo di 10 km. La Curva Sud venne
dotata di una chicane obbligata da balle di paglia prima dell'imbocco
della curva, rallentandone la velocità in entrata.
In totale l'Anello di Alta Velocità ospitò 13
gare escludendo le rievocazioni e le edizioni del Rally di Monza
così raffigurate:
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Gare
disputate sull'Anello di Alta Velocità - Autodromo Nazionale
di Monza
1955 |
Gran
Premio d'Italia di Formula Uno |
1956 |
Gran
Premio d'Italia di Formula Uno
IV° Gran Premio Supercortemaggiore - Sport fino a 2000 cc. |
1957 |
500
Miglia di Monza - Vetture di Formula Uno e Formula Indianapolis |
1958 |
500
Miglia di Monza - Vetture di Formula Uno e Formula Indianapolis |
1959 |
Coppa
Sant'Ambreus Sport e GT |
1960 |
II°
Trofeo Ascari - 12 Ore per Vetture Turismo
Gran Premio d'Italia di Formula Uno |
1961 |
III°
Trofeo Ascari - 12 Ore per Vetture Turismo
Gran Premio d'Italia di Formula Uno
II° Trofeo Mario della Favera - Raduno Porsche |
1964 |
III°
Trofeo Bettoia - Vetture Sport |
1965 |
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche |
1966 |
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche |
1967 |
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche |
1968 |
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche |
1969 |
4
Ore di Monza - Campionato Europeo Turismo
1000 Km di Monza - Campionato Mondiale Marche |
Dal
1978 al 2000 l'Anello venne usato per ospitare
una parte di percorso del Rally di Monza e nel 1999, la rievocazione
della Coppa Intereuropa ridiede interesse alle due Curve Sopraelevate.
GFossati |
pagine pubblicate
il 15/11/2003-ultimo aggiornamento 13/8/2013
|
Le
pagine rappresentano uno studio condotto dall'autore sulla realizzazione
dell'Autodromo Nazionale di Monza
e potranno, a seguito di nuovi accertamenti, subire modifiche
atte ad inquadrare al meglio la verità storica dell'evento.
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Bibliografia
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