L'idea.
La Scuderia Ferrari rappresenta la pietra miliare nella vita
di Enzo Ferrari, base indiscussa delle scelte che dal 1929,
segnarono il passo nella crescita di un'Azienda che porterà
indissolubilmente il Suo nome negli anni a venire.
Il 1929 sarà ricordato come l'anno della grande
crisi economica. Il 24 ottobre crolla la Borsa di Wall Street,
riducendo sul lastrico imprenditori e azionisti di migliaia
di aziende. In Italia in quell'autunno, Enzo Ferrari partecipa
ad una cena organizzata nella Casa del Fascio di Bologna dal
locale Automobile Club, per celebrare la conquista del record
del Mondo sui dieci chilometri, conquistato da Baconin (Umberto)
Borzacchini a bordo di una Maserati.
Oltre a Ferrari e Borzacchini, Alfieri Maserati e altri commensali
parlano ovviamente di corse e di piloti in auge in quell'anno
e Ferrari, con quell'estro che lo distinguerà negli anni
a venire, caldeggia l'idea di fondare una scuderia corse per
far correre facoltosi clienti con vetture sportive Alfa Romeo.
Dopo essere stato pilota della Casa del Biscione, Ferrari, grazie
all'interessamento di Ramiro Munaron, già concessionario
Alfa Romeo per il Piemonte e l'Emilia Romagna, era divenuto
il Rappresentante alla vendita per l'Emilia, la Romagna e le
Marche, avendo sede in un angusto garage denominato "Garage
Gatti" sulla Via Emilia. L'idea venne raccolta e dal verbale
del Consiglio d'Amministrazione possiamo evincere un chiaro
quadro degli albori della Scuderia Ferrari.
Libro
verbali sedute Consiglio d'Amministrazione Società
Anonima "Scuderia Ferrari"
Costituita in Modena con atto Dott. Alberto Della Fontana
16 Novembre 1929, omologato con provvedimento del Tribunale
di Modena in data 29 Novembre 1929
Durata 16.11.1929 al 16.11.1931.
Capitale Sociale lire 200 mila.
Presidente: Sig.Caniato Alfredo fu Abramo di Ferrara
Consigliere Delegato - Direttore: Ferrari cav. Enzo di
Modena
Scopo: "compera di automobili da corsa di marca "Alfa
Romeo" e partecipazione colle stesse alle Corse
incluse nel "calendario nazionale sportivo"
e nel calendario della "Associazione Nazionale Automobil
Clubs".
|
Situazione
delle Azioni:
Caniato
Alfredo e Augusto |
n°130
azioni |
per
£ 130.000 |
Ferrari
Cav. Enzo |
n°
50 azioni |
per
£ 50.000 |
Testi
Ferruccio |
n°
5 azioni |
per
£ 5.000 |
Soc.An.Alfa
Romeo |
n°
10 azioni |
per
£ 10.000 |
Soc.An.Pirelli |
n°
5 azioni |
per
£ 5.000 |
Totale
n° 200 Azioni per £ 200.000
Seduta n°1. Oggi 15 gennaio 1930 - VIII Era Fascista,
a seguito di regolare avviso di convocazione, si è
riunito, per la prima volta, alle ore 15 in Bologna, Via
Montegrappa 6 nei locali della "Agenzia Alfa Romeo",
il Consiglio d'Amministrazione della S.A."Scuderia
Ferrari", nelle persone:
Caniato Sig.Alfredo, Ferrari Cav. Enzo e Tadini Sig.Mario.
Ritenuto legale il numero dei presenti il Presidente,
Sig. Alfredo Caniato, dichiara aperta la seduta e passa
all'ordine del giorno:
a) Partecipazione alla Coppa della 1.000 Miglia. Il Consiglio
dopo lunga discussione decide in massima la partecipazione
alla Coppa della 1000 Miglia da disputarsi il 12-13 Aprile
prossimo.
Pertanto, per non aggravare di oneri eccessivi la Società
e non ravvisando in tale corsa il Consigliere Delegato
e Direttore tecnico, Ferrari cav. Enzo, notevoli possibilità
di riuscita e per altre molteplici ragioni, i Sigg. Caniato
e Tadini suddetti si assumono in proprio le spese inerenti
all'allenamento, meccanici ecc, derivanti da tale partecipazione.
b) Ordinaria Amministrazione. Il Consiglio prende atto
di vari contratti ed operazioni svolte dal Consigliere
Delegato in unione al Presidente, come l'assunzione del
corridore Campari, la definizione del contratto Pirelli
e quello Alfa Romeo e ne approva senz'altro il contenuto.
Null'altro essendovi da deliberare, la seduta è
tolta alle ore 16.30
Scritto, letto ed approvato:
Il Presidente: Caniato Sig. Alfredo
Il Consigliere Delegato: Ferrari cav. Enzo
Il Consigliere: Tadini Sig. Mario. |
Il
testo è tratto dal libro: Piloti che Gente di Enzo
Ferrari - Conti Editore
dopo preventiva interpretazione e trascrizione da
parte dell'autore del presente articolo |
Scrive
Ferrari nel Suo libro "Piloti che Gente: "La
scuderia nacque immediatamente da un'idea scaturita in una cena
a Bologna, nel 1929. Ebbe vita per nove anni e un cordone ombellicale
la legò costantemente alla casa milanese. Mai in effetti,
gli interessi della Scuderia furono costretti a divergere da
quelli dell'Alfa Romeo. I primi soci oltre a me, furono due
fratelli, commercianti di canapa, Augusto e Alfredo Caniato
di Ferrara e quel Mario Tadini che doveva guadagnarsi il titolo
di re della montagna per le sue brillanti affermazioni in tutte
le corse in salita, in Italia e all'estero...(omissis). La società
così composta non durò molto: i Caniato e Tadini
non ritennero di seguirne l'evoluzione."
La storia.
Dal testo del libro verbale, si nota il temperamento di un Ferrari
poco più che trentenne, ma già con le idee molto
chiare su cosa fare e sulle possibilità o meno di vittoria
nelle competizioni agonistiche del tempo.
La neonata Scuderia Ferrari debuttò nelle corse automobilistiche
il 12 e 13 aprile 1930 durante
la IV Mille Miglia, come appunto dichiarato dal verbale del
Consiglio d'Amministrazione, affidando le vetture Alfa Romeo
6C 1750 GS alle coppie Caniato-Sozzi, Scarfiotti-Carraroli,
e Tadini-Siena, ma nessuna vettura giunse al termine della massacrante
gara, imputandone il fatto alla minima esperienza dei piloti
e alla non proprio puntuale assistenza tecnica in gara. Toccò
al "mantovano volante", Tazio Nuvolari con l'Alfa
Romeo P2 "figlia" di Vittorio Jano, aggiudicarsi la
prima vittoria, partecipando alla corsa in salita "Trieste-Opicina"
disputata il 15 giugno 1930, regalare la vittoria alla neonata
Scuderia. Da ricordare tra le sue vittorie più belle
e combattute durante il periodo di permanenza a Modena, il Gran
Premio di Germania del 28 luglio 1935 e la vittoria nella Coppa
Vanderbilt, il 12 ottobre 1936 a Long Island - New York.
|
Baconin
Borzacchini, Enzo Ferrari, Tazio Nuvolari, Eugenio Siena
a Monza |
Gli
anni tra il 1930 e il 1932,
vedono Ferrari impegnato a gestire le vetture Alfa Romeo da
lui vendute e/o preparate per le corse, oltre al ruolo di pilota
ufficiale Alfa Romeo, conclusosi il 9 agosto 1931 con
il Circuito delle Tre
Provincie,
che lo vide secondo assoluto, in previsione della prossima nascita
del primogenito Dino.
Esistono due documenti tra i tanti della storia
Ferrari che permettono di fare ulteriore luce sulla genesi della
nascita della Scuderia Ferrari e della gestione iniziale della
stessa.
Il primo è
datato 30 dicembre 1930 ed è una Dichiarazione
dell'Alfa Romeo in cui si nomina la "Ditta Cav
Enzo Ferrari, Concessionario Esclusivo per
la vendita delle vetture della Casa milanese per l'Emilia Romagna
e le Marche per l'anno 1931, con annessa richiesta di Targa
Prova per il trasporto degli chassis e delle vetture dalla Sede
a "destino" e per la prova di collaudo.
Il secondo è
datato 26 febbraio 1932 con intestazione "Denuncia
di cessazione parziale-totale di esercizio", dove
Enzo Ferrari il 1 gennaio 1932, presenta la denuncia inerente
al "Garage Officina e Commercio" e Rappresentanza
di Automobili in Viale Ciro Menotti.
La lettera continua:"Partecipo poi che l'esercizio cessato
è ora gestito per la rappresentanza dell'Alfa Romeo dalla
Soc.Alfa Romeo, per costituzione di filiale in Bologna, per
l'Emilie e Marche, sotto la direzione del sottoscritto (leggasi
Enzo Ferrari) e quanto alla gestione del Garage e Officina dalla
S.A.Scuderia Ferrari corrente in Modena".
Nel 1932 L'Alfa Romeo continua la propria attività e
Ferrari distingue le "sue" macchine facendo applicare
il cavallino rampante sui cofani delle vetture (9 luglio 1932
- 24 Ore di Spa), mentre l'Alfa continua l'attività identificando
le proprie vetture fino alla fine del 1932 con il quadrifoglio
verde su triangolo bianco (si
veda la pagina dedicata al Cavallino rampante), che la leggenda
vuole sia stato "inventato" e applicato per la prima
volta durante la Targa Florio del 1923 da un superstizioso Ugo
Sivocci, vincitore di quella edizione su di un Alfa
Romeo RL 6 C. Il binomio sportivo Scuderia Ferrari-Alfa Romeo
dura fino alla fine del 1932, anno in cui l'Alfa Romeo diventa
azienda pubblica, passando dalla Banca Nazionale di
Sconto, all'IRI (Istituto per la Ricostruzione
Industriale) alla cui Direzione Generale siede l'Ing.Ugo
Gobbato che da ottimo manager, non vuole che le spese
per la gestione sportiva ricadessero in qualche modo sull'Azienda,
delegando così Ferrari della gestione totale della Scuderia
di Modena e passando di fatto tutto il materiale e le risorse
umane da Milano a Modena. Le rosse Alfa da questo momento aboliscono
definitivamente il quarifoglio verde in campo bianco, per fregiarsi
dello stemma con il Cavallino Rampante.
La Scuderia è domiciliata in Viale Ciro Menotti dal 1929
al 1932, anno in cui venne ridenominata in Via Trento Trieste,
civico 11 (che è poi la prosecuzione del Ciro Menotti)
e Ferrari si adopera per migliorarne la funzionalità,
facendo erigere opere murarie e adeguamenti
alla struttura del 1920, anche in funzione della crescita
delle attività agonistiche che oltre le vetture vedrà
schierate anche le
motociclette.
Leggendo la rivista della Scuderia Ferrari, non si può
tralasciare un grafico su carta millimetrata che descrive le
attività agonistiche dal 1930 al 1936. Il grafico si
divide in tre sezioni ben distinte:
Chilometri
percorsi |
1930 |
1931 |
1932 |
1933 |
1934 |
1935 |
1936 |
19.232 |
19.290 |
28.268 |
59.708 |
57.676 |
54.424 |
57.941 |
Da questi primi dati, si denota l'incremento di km dovuto alla
maggiore partecipazione nelle attività agonistiche nei
primi 6 anni di attività, ma non è noto se nel
riportarli, Ferrari tenne conto anche dei chilometri percorsi
in prova.
Somma
annua Gare disputate |
Anno |
1930 |
1931 |
1932 |
1933 |
1934 |
1935 |
1936 |
Italia |
20 |
20 |
24 |
18 |
15 |
15 |
9 |
Estero |
21 |
22 |
25 |
40 |
36 |
35 |
22 |
Il
1936 segna l'inizio della discesa nella partecipazione
della Scuderia Ferrari nelle gare nazionali e internazionali,
contrastando con il dato dei chilometri percorsi che nel 1936
sono aumentati di 3.500.
Somma
annua vetture partecipanti |
Anno |
1930 |
1931 |
1932 |
1933 |
1934 |
1935 |
1936 |
Media
mensile
macchine preparate |
7.23 |
8.71 |
13.42 |
16.14 |
16.23 |
16.15 |
9.4 |
Media
vetture
partecipanti ogni gara |
2.32 |
2.65 |
3.24 |
2.82 |
3.16 |
2.88 |
3.09 |
Totale
vetture
partecipanti annue |
51 |
61 |
94 |
113 |
114 |
161 |
68 |
La
tabella mostra che il punto massimo di partecipazione della
Scuderia Ferrari nelle competizioni fu il 1933 come gare disputate
e il 1934 come totale vetture partecipanti. Si noti come il
totale delle vetture partecipanti annue si siano ridotte nel
1936.
Le
144 vittorie della Scuderia Ferrari |
-
|
1930 |
1931 |
1932 |
1933 |
1934 |
1935 |
1936 |
1937 |
Totale |
Vittorie |
9 |
13 |
17 |
27 |
27 |
30 |
11 |
10 |
144 |
Piazzamenti |
10 |
13 |
18 |
24 |
39 |
39 |
16 |
12 |
171 |
|
|
Piero
Taruffi vincitore del Circuito di Pesaro 1932 |
L'imbarco
delle vetture della Scuderia partecipanti
alla Coppa Vanderbilt del 1936 |
Gli
uomini.
L'imprenditorialità di Ferrari adesso può mettersi
in mostra, avendo a disposizione uomini, vetture e materiale
tecnico e il futuro "agitatore di uomini", gestisce
e coordina al meglio ogni attività della sua Scuderia.
Tra i collaboratori più stretti della Scuderia troviamo
nomi come Luigi Bazzi, Attilio Marinoni
e Battista Guidotti.
La descrizione di questi tre tecnici, la da Enzo Ferrari sulla
rivista "La Scuderia Ferrari", Anno VI - n°1:
Scrive Ferrari di Bazzi: "Luigi
Bazzi è il tecnico della Scuderia Ferrari. Spetta a Lui
il compito gravoso della preparazione e della messa a punto
delle vetture. Ogni macchina non compie mai più di una
gara senza essere buttata giù e rifatta. Una specie di
tela di Penelope in campo meccanico. Bazzi ha il merito di aver
tenuto in quella efficienza che tutti sanno le vecchie monoposto
della Scuderia. La Scuderia Ferrari ha in Luigi Bazzi il perno
del suo congegno tecnico: le molte vittorie dicono le riposte
virtù di quest'uomo che ha per divisa la modestia, il
silenzio ed il lavoro".
Si può a tutti gli effetti considerare Bazzi come uno
dei padri dell'Alfa Bimotore, che oltre partecipare a varie
gare internazionali, conquistò con Nuvolari il 15 giugno
1935, il record del miglio lanciato di 323,125 Km/h e il chilometro
lanciato di 321,428 km/h. L'Alfa
Bimotore inizialmente aveva due motori anteriori che la rendevano
instabile alla guida. *Ferrari a Modena, posizionò
un motore anteriore ed uno posteriore, migliorando così
le prestazioni della vettura*. Il Cavaliere,
come veniva chiamato a Modena, lasciò Milano per seguire
le vetture del Portello a Modena nel 1933, dopo che la Casa
di Arese demandò a Ferrari tutta la gestione sportiva.
Bazzi restò con Ferrari fino al 1938, data del ritorno
a Milano con la conseguente chiusura della Scuderia di Modena.
Ritornò dopo il secondo conflitto mondiale a Modena,
seguendo ancora una volta Enzo Ferrari.
*Intervista
a Consalvo Sanesi, rilasciata a Luca Delli Carri a Milano il
27 marzo 1997,
riportata nel libro: "Benzina e Cammina" a pag.154.
Di Attilio Marinoni, Ferrari da una descrizione singolare:
"non è quel che si può
dire un campione di bellezza; in compenso è il più
completo fra i collaudatori che una casa d'automobili abbia
mai avuto. Una macchina provata da Marinoni e da Marinoni messa
a punto non si ferma più. Lo vedete bighellonare per
l'officina che par non abbia nulla da fare. Ma Marinoni ha cento
occhi come Argo e sa sempre tutto. Fu lui a salire per primo
sulla Bimotore e a rivelarne le doti di velocità. Se
Marinoni dice che tutto va bene, c'è da stare tranquilli".
|
|
|
|
|
Luigi
Bazzi |
Attilio
Marinoni |
Battista
Guidotti |
Vittorio
Jano |
Mario
Tadini |
Tocca
a Battista Guidotti farsi "dipingere" da Ferrari:
"E' cresciuto alla scuola di Bazzi
e di Marinoni. E' un'allievo perciò di Vittorio Jano,
che è un poco il papà dei migliori elementi di
cui dispone la Casa del Portello. E' giovane, ma ha un'esperienza
lunghissima perchè è passato attraverso tutti
i reparti e perchè è salito spesso in corsa al
fianco di campioni. Fu Guidotti che accompagnò Nuvolari
l'anno in cui alla Mille Miglia si superarono per la prima volta
i cento all'ora di media".
Altro Uomo di punta della Scuderia Ferrari
fu sicuramente Vittorio Jano, valente progettista - classe
1891. A 18 anni è assunto
dalla Fabbrica Automobili Rapid e a 20 entra all'ufficio tecnico
della FIAT, reparto corse. In staff con altri tecnici, collabora
alla progettazione della 804/404 e 805/405 Grand Prix. Ferrari,
avendone consociute le doti di valente tecnico, lo convince
a lasciare la FIAT per l'Alfa. Nel 1924 vede la luce l'Alfa
Grand Prix P2 e nel 1932 la P3. Dopo la collaborazione con Ferrari
durata fino al 1937, Jano passa alla Lancia e crea un'altro
capolavoro, la Lancia D50 di 2.500 cm3, che verrà ceduta
poi alla Ferrari nel 1955, dopo la chiusura del reparto corse
voluto da Gianni Lancia in seguito alla morte di Alberto Ascari
e le discordie con il resto della famiglia Lancia.
|
Torino
26 luglio 1955: le Lancia D50
prontealla partenza destinazione Maranello
|
Il Consigliere Mario Tadini viene descritto da Ferrari
come valente "scalatore": "E'
arrivato alle gare per automobili per amore allo sport e con
mentalità dilettantistica. Tale si è conservato,
pure avendo salito quattro a quattro i gradini della notorietà
internazionale. E' forse lo stilista migliore che si conosca
e la sua azione in corsa è perfetta. Lo sanno i suoi
competitori allo Stelvio, che Tadini sa scalare come nessuno
al mondo".
Nuvolari dal canto suo, consapevole dei successi ottenuti
e delle sue potenzialità, propone a Ferrari una società
che si chiamerà: "Scuderia Nuvolari-Ferrari".
Scontata la risposta di Enzo Ferrari, che forte del detto da
lui coniato che più o meno recitava così:
"per funzionare bene una società deve avere responsabili
di numero dispari inferiore a due", declina l'offerta
arrivando ai primi dei molteplici scontri con l'asso mantovano,
che si risolveranno quasi sempre nel tempo con una stretta di
mano.
Gli anni dal 1931 al 1936,
vedono la Scuderia impegnata in molteplici competizioni nazionali
e internazionali, con lo sviluppo di un'idea, dovuta a cause
di forza maggiore: la sponsorizzazione.
Dal 1932 in poi la Scuderia Ferrari verrà indicata come
residente in Via Trento e Trieste e non più Viale Ciro
Menotti, località Sant'Agnese.
Guardando le fotografie dell'epoca, si notano sui camion e furgoni
della Scuderia Ferrari, le prime scritte pubblicitarie; e così:
Pirelli, Siata, Alfa Romeo, Bosch, Memini, Shell, Rudge Whitworth,
entrano a far parte della "sfera Ferrari", elargendo
contribuzioni utili ai fini del sostentamento stesso della Scuderia.
Il fatto forse più ecclatante, è quello del contratto
con l'olandese Shell, descritto ampiamente nella sezione Ferrari
Photostory.
|
|
L'Alfa
Romeo 158 "Alfetta" |
La
P3 tipo B |
Il
1937 segna una svolta nelle attività
della Scuderia Ferrari. I regolamenti automobilistici cambiano
e le rosse Alfa, vengono battute sul campo da Mercedes e Auto
Union. Vittorio Jano ne risentirà in prima persona di
questa crisi, incolpato dai vertici dell'Alfa per gli insuccessi
ottenuti davanti alle squadre tedesche e lascierà la
Casa milanese come già detto, accasandosi alla Lancia.
Inoltre l'Alfa Romeo comunica a Ferrari che è intenzionata
a rilevare l'80% della quota azionaria della Scuderia Ferrari.
Enzo Ferrari che non si faceva mai trovare impreparato, manda
a dire ai dirigenti Alfa che è disposto a cedere tutto
il "pacchetto". La contropoposta Alfa è quella
di nominarlo Direttore del Reparto Corse del Biscione e quindi
trasferirsi a Milano, concludendo di fatto in data 30 dicembre
1937 l'attività modenese di Ferrari.
|
Il
Direttore dell'Alfa Ugo Gobbato con Ferrari e i piloti
della Scuderia, Brivio e Farina |
La
liquidazione.
Gennaio 1938: l'Alfa Romeo comunica la costituzione
dell'Alfa Corse. L'arrivo a Milano dell'Ingegnere
aereonautico Orazio Satta Puliga, tecnico e manager di elevato
spessore, provoca a sua volta le definitive dimissioni di Vittorio
Jano dall'Alfa che lascia la progettazione a Gioachino Colombo.
Enzo Ferrari assume la direzione dell'A.C. e con il materiale
proveniente dalla Scuderia ormai liquidata, meccanici e piloti
e in particolar modo le 4 Alfa 158, che verranno poi ribattezzate
"Alfetta", si avvia verso gli anni bui della Seconda
Guerra Mondiale.
Le plurivittoriose 158 "Alfetta" videro la luce sotto
la direzione di Enzo Ferrari e la progettazione di Orazio Satta
Puliga, debuttando a Livorno (Coppa Ciano) lo stesso anno nel
GP delle vetturette (classe fino a 1500 cc), vincendo con Emilio
Villoresi, fratello del più famoso Gigi.
Le 158 vennero poi nascoste durante la II Guerra Mondiale e
"riapparirono" nel 1946, debitamente adattate ai regolamenti
vigenti (1500 cc sovralimentati o 4500 cc aspirati), vincendo
il titolo mondiale nel 1950 con Giuseppe Farina, prima di essere
trasformate in 159 e rivincere il titolo con Fangio e quindi
chiudere definitivamente l'esperienza dell'Alfa Corse.
Ma il particolare che fa prendere una decisione a Ferrari, è
lo scontro con l'Ingegnere spagnolo Wifredo Pelayo Ricart y
Medina, capo indiscusso dell'Ufficio Studi Speciali dell'Alfa
Romeo.
I contrasti non tardarono a venire visto i due caratteri forti
dei personaggi.Il Direttore generale dell'Alfa, Ing. Ugo Gobbato,
fa capire a Ferrari che sarebbe meglio per tutti un allontanamanto
anzitempo.
Il 1939 vede Ferrari liquidato dalla Casa milanese
dopo anni di sodalizio. Ricevuta la "buona uscita",
Ferrari ne investe una parte nell'acquisizione del palazzo dei
Cento Caproni e il rimanente nell'acquisto del Fondo Cavani
in località Maranello, sede della sua futura fabbrica
che dal 1943 in poi si potrà chiamare Ferrari.
Il licenziamento dall'Alfa da fastidio a Ferrari, ma Ferrari
pensa già al futuro.
Dal 1940 al 1943, Ferrari
prima a Modena e poi a Maranello, diede vita all'Auto
Avio Costruzioni producendo inizialmente motori destinati
agli aerei scuola della Regia Aereonautica Italiana e poi rettificatrici
oleodinamiche, su consiglio di Corrado Gatti, commerciante
di macchine utensili dell'epoca, costruendole dopo avere richiesto
la licenza alla casa madre ed avere ricevuto gentile risposta
negativa. Le leggi Italiane del tempo davano possibilità
alla "replica" di macchinari stranieri senza concessione
della licenza, così Ferrari riprodusse i macchinari meglio
della casa madre tedesca.
Tra motori di aereo e rettificatrici oleodinamiche, trovò
il tempo di produrre i due esemplari di 815 AAC che
disputarono la Mille Miglia del 1940 con Rangoni - Nardi e Ascari
- Minozzi.
Ma questa è un'altra storia. MfB
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